Il cessate il fuoco tra Hamas e Israele ha condotto alla liberazione degli ostaggi
Lunedì 27 novembre è l’ultimo giorno del cessate il fuoco tra Hamas e Israele che ha portato alla liberazione di diversi ostaggi. Il presidente americano Joe Biden rivendica il successo dell’operazione e della sua iniziativa diplomatica. Ora però gli analisti temono che la guerra possa ricominciare da dove si è interrotta, con l’invasione di terra dell’IDF per scovare i capi del gruppo terrorista.
La guerra in Medio Oriente e l’iniziativa diplomatica di Biden
Il 7 ottobre 2023 Hamas compiva il più grave attacco terrorista su territorio israeliano dalla fondazione dello Stato ebraico. I terroristi uccisero più di 1.400 persone, buona parte delle quali civili, e ne presero in ostaggio altre 240. Ai consueti lanci di razzi si accompagnò un’incursione terrestre che fece strage di civili in due contesti molto diversi: i kibbutz al confine con la Striscia e un rave party tenuto nel deserto poco lontano.
I kibbutz sono villaggi molto particolari che caratterizzano alcune aree di Israele. La loro origine risale a prima della fondazione dello stato Stesso e sono influenzati da filosofie di vita di stampo socialista. Si tratta di comunità molto piccole, in cui i bambini vengono cresciuti dall’interno villaggio. Sono composti principalmente da civili e spesso le case non hanno nemmeno le serrature alle porte. Non sono da confondere invece con le colonie in Cisgiordania, insediamenti israeliani in territorio palestinese più volte considerati illegali.
Come è facile prevedere, gli attacchi ai kibbutz del 7 ottobre sono stati particolarmente letali a causa della mancanza di difese dei piccoli villaggi. Ancora peggiore però è stato l’attacco al rave party organizzato nel deserto ad alcuni chilometri da Gaza. Qui si erano radunati moltissimi ragazzi giovani, anche in questo caso massacrati dai terroristi.
A seguito dell’attacco, che ha anche mostrato un errore molto grave di valutazione dei servizi segreti israeliani, il Governo di Tel Aviv ha risposto dapprima con una serie di raid aerei e con il blocco delle comunicazioni e delle importazioni di beni e energia elettrica a Gaza. La situazione è però presto degenerata a causa delle numerosissime vittime civili che le bombe israeliane hanno causato. Al 27 novembre sarebbero 14.800 i morti in totale, quanti di questi fossero effettivamente soldati di Hamas è difficile verificarlo.
Soltanto dopo settimane di bombardamenti Israele ha deciso di muovere su Gaza con le proprie forze di terra. In questo ritardo e nella scala dell’invasione, molto più piccola di quanto si immaginasse, si è vista la mano della Casa Bianca. Gli Stati Uniti hanno fin da subito chiarito che non avrebbero accettato una nuova occupazione di Gaza e il Governo israeliano ha dovuto quindi fare i conti con le pressioni di Washington.
Le piccole squadre dell’IDF hanno fatto facilmente breccia nel confine e hanno cominciato a farsi strada dentro Gaza. Gli ospedali sono presto diventati il centro di queste operazioni. Secondo l’esercito israeliano infatti Hamas li utilizzerebbe come basi. In questo modo sfrutterebbe sia i malati che il personale medico, spesso internazionale, come scudi umani.
Nel frattempo gli USA, in collaborazione con diversi Stati arabi, sono riusciti a convincere l’Egitto ad aprire almeno parzialmente i valichi di confine che dalla Striscia di Gaza portano a sud. In questo modo è stato possibile far arrivare alcuni aiuti umanitari verso la parte meridionale della regione e permettere ai rifugiati palestinesi con passaporto straniero di fuggire dalla zona ormai diventata di guerra.
Con la situazione umanitaria ormai al collasso, Hamas si è convinta a trattare. Migliaia di persone sono state costrette a muoversi verso sud e la città di Gaza stessa è in buona parte ormai sotto il controllo dell’IDF. L’operazione israeliana non ha però portato alla liberazione di nessuno dei 240 ostaggi, ragione per cui anche Tel Aviv si è convinta a percorrere la via diplomatica. In questo momento gli USA sono entrati in azione e, insieme a Qatar, hanno mediato un accordo.
Cosa prevede l’accordo tra Hamas e Israele
Dopo giorni di trattative estenuanti, si è quindi arrivati a un accordo tra Hamas e Israele. L’esercito di Tel Aviv si è impegnato a mantenere 4 giorni di coprifuoco, tra venerdì 24 e lunedì 27 novembre 2023. In cambio Hamas ha acconsentito al rilascio di alcuni ostaggi. Entrambe le parti in causa hanno rispettato l’accordo durante le prime tre giornate. I bombardamenti e le operazioni di terra sono cessate e ogni giorno dalla Striscia di Gaza sono tornati in Israele 13 ostaggi. In tutto, con quelli che saranno lasciati liberi lunedì, 50 delle 240 persone catturate potranno riabbracciare le loro famiglie.
La parte riguardante gli ostaggi è la più delicata dell’accordo tra Hamas e Israele, ma non l’unica. La Striscia di Gaza riceverà 200 camion di aiuti umanitari, tra cui 4 cisterne di carburante. Si tratta di beni fondamentali per far funzionare i generatori e concedere alla popolazione, ma soprattutto agli ospedali, alcune ore di energia elettrica.
Il timore ora è che, terminato l’accordo, Israele riprenda la sua campagna di terra a Gaza. C’è però una speranza che alcune fonti, inclusa la televisione araba Al-Jazeera, sembrano sostenere. È possibile infatti che Israele accetti di prolungare il cessate il fuoco, a cuna condizione. Hamas dovrà continuare a liberare 10 ostaggi al giorno. Questo prolungherebbe il periodo di tranquillità di un periodo che potrebbe arrivare a 19 giorni. Ma l’IDF ha fatto già sapere alla popolazione palestinese sfollata da Gaza che non è il momento di tornare a nord. La guerra, dicono fonti israeliane, non è finita.
C’è quindi ancora speranza per un periodo di pace in Medio Oriente. La mediazione degli USA e del Qatar ha permesso di metter in piedi un cessate il fuoco basato sul rilascio degli ostaggi israeliani. Hamas ha ora la possibilità di continuare a prolungare questo momento di pace, fintanto che continuerà a liberare ostaggi. Israele sembra propenso ad accettare questa soluzione ma ha messi immediatamente in chiaro una cosa. La guerra a Gaza, per quanto riguarda l’IDF, non è finita. Potrebbe continuare anche dopo la liberazione degli ostaggi. L’obiettivo dichiarato dal parte del Governo di Tel Aviv infatti è quello di eradicare Hamas dalla Striscia di Gaza.