Il Ministero dell’Occupazione in Polonia sta valutando di ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti, ecco perché
Varsavia ha deciso di andare in contro ai lavoratori e sta vagliando due ipotesi alternative, da un lato c’è la possibilità di una riduzione dell’orario di lavoro settimana da 40 a 35 ore, dall’altro una riduzione della settimana lavorativa da 5 a 4 giorni.
I lavoratori sembrano preferire la seconda proposta perché garantirebbe loro una giornata in più da dedicare alla famiglia o al loro tempo libero.
Alla base di questa decisione ci sarebbe la consapevolezza che lavorare di più non significa lavorare meglio e che andare in contro alle esigenze dei lavoratori, concedendo loro un equilibrio vita-lavoro più congeniale, potrebbe rivelarsi un vantaggio non solo per il benessere mentale dei dipendenti ma anche una maggiore efficienza e un guadagno superiore per le aziende invece che una perdita.
La ministra dei Fondi statali e della politica regionale Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz ritiene questa proposta è sbagliata. Infatti, afferma che una riforma di questo tipo potrebbe essere un pericolo per la stabilità dei conti pubblici.
Insomma, ci sono posizioni contrapposte a riguardo ma è un dato di fatto che il mondo del lavoro necessita di un cambiamento e che le persone debbano essere messere al centro di questo cambiamento insieme al loro benessere psicologico, per scongiurare il rischio di insorgenza di malattie lavoro correlate come il burnout.
Il sindaco Solidarnosc ha anche presentato al Ministero del Lavoro una proposta di legge che prevede di aumentare i giorni di ferie retribuiti, aggiungendo ulteriori 9 giorni di diritto, portandoli ad un totale di 35.
Non sappiamo quale sarà la decisione definitiva, ma la Polonia sembra aver preso a cuore il tema e di voler prendere posizione a favore dei lavoratori.
In Italia questo tema è tuttora molto dibattuto e numerose aziende hanno preso posizione stipulando degli accordi in autonomia per sperimentare la settimana corta.
In questi progetti pilota, i lavoratori lavorano quattro giorni a settimana invece di cinque, ma senza una riduzione dello stipendio. I risultati preliminari hanno indicato un miglioramento del benessere dei dipendenti, una riduzione dello stress e, in alcuni casi, un aumento della produttività.
Ne sono un esempio Luxottica, che ha reso la settimana lavorativa dal lunedì al giovedì per venti settimane. Lo sperimento di Luxottica è stato effettuato su 10mila dipendenti delle sedi di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino, Pederobba, Lauriano e Rovereto.
Anche Lamborghini si è accordata con il sindacato per poter ottenere una settimana lavorativa di 33 ore e mezzo, mentre Lavazza ha introdotto il venerdì breve nelle sedi direzionali di Torino, coinvolgendo anche 400 lavoratori dell’impianto di Gattinara.
Ecco le parole di Erik Beligni, direttore delle relazioni industriali del Gruppo Lavazza, che sottolinea l’importanza di garantire un miglior equilibrio vita-lavoro ai dipendenti:
“Il benessere dei dipendenti è da sempre al centro del nostro approccio così come il raggiungimento dei risultati di business; lavoriamo da anni per favorire uno sviluppo dello stabilimento che consenta di coniugare la ricerca dell’eccellenza produttiva, qualitativa e di servizio con la promozione di un ambiente stimolante, incentivante e flessibile che sia in grado di assicurare il soddisfacimento delle necessità di business ma anche del benessere e dei bisogni delle nostre persone, introducendo in questo caso anche interessanti opportunità in termini di bilanciamento vita-lavoro”.
Attualmente, non esiste una normativa specifica in Italia che regoli la settimana lavorativa corta o eventuali riduzioni di orario lavorativo settimanale. Infatti, le sperimentazioni e i progetti pilota sono gestiti a livello aziendale e basati su accordi individuali tra datori di lavoro, dipendenti e sindacati.
Tuttavia, la tematica è entrata nel dibattito politico e molte fazioni politiche spingono per l’introduzione di incentivi o normative che incoraggino le aziende ad adottare la settimana corta, prendendo come esempio altri Paesi europei.
La decisione che prenderà la Polonia potrebbe aprire la strada anche a dei cambiamenti nel nostro paese, a seconda ovviamente di come verrà intaccata la produttività e l’efficienza delle aziende in seguito all’implementazione della nuova legge. Non ci resta che attendere e sperare che in futuro i dipendenti possano godere di più tempo libero da trascorrere insieme alle loro famiglie o facendo ciò che amano.
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