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Esame di maturità: quanto è effettivamente utile il suo voto?

Published by
Giulia De Sanctis

Quanto conta il voto dell’esame maturità all’università? E quanto può servire per i concorsi pubblici? Davvero un 60 vale 100 nel mondo del lavoro?

La maturità impegnerà gli studenti in due prove scritte e in un esame orale multidisciplinare. Una domanda comune tra i candidati è: quanto pesa il voto dell’Esame di Stato, che rappresenta anche la chiave per accedere all’Università o ai concorsi pubblici?

Quanto è effettivamente utile il voto dell’esame di maturità?

Contrariamente a quanto si pensa, il voto di maturità non influisce sulle ammissioni universitarie, che si basano sul superamento di un concorso pubblico per i corsi di laurea a numero chiuso.

Tuttavia, alcuni atenei privati e diverse università estere considerano il voto del diploma di maturità, favorendo l’accesso ai candidati con punteggi più alti. Pertanto, è consigliabile puntare a un voto elevato se si intende studiare all’estero.

Esame di maturità: quanto è effettivamente utile il suo voto? | Pixabay @Chinnapong – Informagiovanirieti

 

Per le facoltà ad accesso diretto, che prevedono test d’ingresso per verificare le competenze necessarie, le regole variano da ateneo ad ateneo. Per questo motivo, è fondamentale consultare sempre la guida dello studente dell’università prescelta.

Con la legge delega n. 124/2015, articolo 17 punto d, è stata eliminata la possibilità di includere uno sbarramento per voto nei bandi di concorso. Questo significa che nei concorsi pubblici il voto non può essere usato come criterio discriminante.

Tuttavia, alcune amministrazioni pubbliche, quando ricevono molte domande, effettuano una prima selezione attribuendo punteggi diversi in base alla fascia di voto.

Chi si laurea o si diploma con un voto basso riceve un punteggio inferiore rispetto a chi ha un voto medio, alto o eccellente. In situazioni di alta concorrenza, chi ha un voto più alto ottiene un punteggio maggiore e ha maggiori possibilità di essere selezionato. Quindi, anche in questo caso, conviene puntare a un voto elevato.

La vera differenza fra un 60 e un 100, dunque, si vede in due ambiti:

  • Nel settore privato, dove la discrezionalità di chi effettua la selezione può garantire maggiori possibilità di assunzione a chi si diploma con un voto alto. Questo vale soprattutto per chi sceglie di non continuare con l’Università e ha diplomi più tecnici, che consentono di fare domanda diretta nelle aziende;
  • Nelle borse di studio, assegnate sempre agli studenti più meritevoli. Moltissime università prevedono esoneri parziali o totali per gli studenti che entrano con voti alti e riescono a mantenere un ottimo rendimento nel corso degli studi. Inoltre il MIUR ha attivato da tempo la pagina della valorizzazione delle eccellenze, grazie alla quale gli studenti particolarmente meritevoli possono ottenere borse di studio e agevolazioni.

Fermo restando che il valore di una persona si dimostra sul campo e che un voto è pur sempre un giudizio soggettivo delle persone che si incontrano lungo il proprio cammino, meglio puntare in alto se si può farlo, specie per avere la soddisfazione di vedersi ripagati i sacrifici di cinque anni.

Discorso a parte per chi, oltre al punteggio del 100, ottiene la lode, che può servire a ottenere una serie di vantaggi sia pratici che di natura economica.

Infatti chi riesce a ottenere la lode ha la possibilità di ottenere dal Ministero dell’Istruzione un premio, ovvero un riconoscimento in denaro introdotto dall’11 gennaio 2007 e regolamentato dal decreto 262 del 29 dicembre 2007.

La lode offre, inoltre, la possibilità di richiedere l’iscrizione all’Albo delle Eccellenze del Miur; un’opportunità estremamente importante che consente di migliorare e ampliare le proprie prospettive professionali. A tale albo attingono sia le università che le aziende per individuare i profili più promettenti ai quali proporre eventuali collaborazioni professionali.

Giulia De Sanctis

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