Al contrario dell’Italia, in Giappone i neo laureati trovano subito lavoro una volta terminati gli studi, ecco perché
In Giappone i neo laureati hanno delle altissime probabilità di trovare lavoro non appena concludono il loro percorso di studi e a dirlo è il Ministero del Lavoro dell’Istruzione, che sottolinea come il 98,1% degli studenti abbia ricevuto offerte di lavoro pochi mesi dopo l’ottenimento della laurea.
Va sottolineato soprattutto come siano le aziende stesse a ricercare i giovani candidati e non il contrario, anche questo fa riflettere sul gap che, da questo punto di vista, divide Italia e Giappone.
L’indagine sul tasso di occupazione dei giovani neolaureati in Giappone
Dal 1997 il Giappone aggiorna costantemente i dati relativi agli sbocchi occupazionali dei neo-laureati per tenere monitorato l’andamento del tasso di occupazione.
Nel 2011 si è toccato il minimo, con un 91% che comunque rimane una percentuale altissima e più che favorevole. Negli anni successivi questa percentuale è tornata a crescere arrivando al 98% nel 2018 e nel 2020.
La pandemia ha portato a un leggero calo che non ha scalfito, in ogni caso, l’andamento positivo e tutt’ora il tasso di occupazione dei giovani laureati giapponesi è di 98,1. A stupire è che non c’è differenza sostanziale tra chi ha scelto un percorso di studi in materie umanistiche o scientifiche, infatti si equivalgono abbastanza, aggirandosi entrambi attorno al 98%.
Questo ci stupisce soprattutto perché in Italia il mercato del lavoro si dimostra più aperto soprattutto per coloro che hanno portato a termine un percorso di studi improntato su materie scientifiche, piuttosto che umanistiche.
Istruzione e mondo del lavoro in Giappone
Il Giappone offre un sistema scolastico tra i più efficienti del mondo, con strutture moderne e università di rilievo internazionale.
In più, il Giappone si dimostra avanti in diversi settori, come quello manifatturiero, soprattutto a livello di elettronica di consumo e automobili, settori che ogni anno garantiscono un alto numero di posti di lavoro e dimostrano interesse soprattutto verso giovani risorse.
Di contro, non è tutto oro quel che luccica perché, nonostante i lati positivi elencati fino ad ora, le aziende giapponesi non dimostrano flessibilità nei confronti dei lavoratori e spesso non garantiscono un corretto equilibro vita-lavoro, e chiedono molte ore di straordinari. Basti pensare che a causa di questo motivo, aziende come Nissan e Subaru faticano a trovare giovani dipendenti pronti ad accettare i ritmi di lavoro imposti.
In conclusione, possiamo dire che trovare lavoro in Giappone è decisamente più semplice, anche se sei molto giovane e con poca esperienza lavorativa alle spalle. Il tasso di disoccupazione giovanile in Giappone è del 3%, un numero confortante, soprattutto rispetto alla situazione italiana.
A fare la differenza è anche una questione di mentalità: mentre in Italia un neo laureato deve dimostrare il proprio valore con stage interminabili e contratti di apprendistato, in Giappone i giovani vengono visti come risorse preziose da inserire in azienda.
Non stupisce, quindi, che molti giovani italiani abbiano deciso di trasferirsi in Giappone alla ricerca di nuove opportunità. Infatti, superato l’ostacolo iniziale della lingua, è un ottimo modo per fare esperienza fin da subito con stipendi decisamente superiori alla media italiana.