In questo articolo vedremo tutto quello che c’è da sapere sul Passaporto di Ristrutturazione, una novità introdotta dalla Direttiva “Case Geen”
Il Regolamento n. 1275/2024, conosciuto come Direttiva “Case Green”, è stato pubblicato sulla Gazzetta dell’Unione Europea. Questa direttiva impone agli stati membri di adottare norme specifiche entro scadenze prestabilite per rendere tutti gli edifici pubblici e privati eco-sostenibili e a emissioni zero entro il 2050. Una delle innovazioni più rilevanti è il Passaporto di Ristrutturazione, introdotto dall’articolo 12 della Direttiva. Vediamo nello specifico di cosa si tratta e chi ha l’obbligo di possederlo.
La Direttiva “Case Green” definisce il Passaporto di Ristrutturazione come un piano su misura per la ristrutturazione completa di un edificio, suddiviso in fasi per migliorarne significativamente le prestazioni energetiche. In sintesi, è un’evoluzione del riquadro “Interventi Raccomandati“, più dettagliato e strutturato, pensato per fornire indicazioni utili al proprietario dell’immobile. Sebbene possa essere rilasciato insieme alla Certificazione Energetica come previsto dalla Direttiva “Case Green” – EPBD (Energy Performance Building Directive), non è obbligatorio. La Direttiva specifica che l’Attestato di Prestazione Energetica può essere ottenuto anche senza il Passaporto.
Tutte le misure di efficientamento elencate in questo documento mirano esplicitamente a raggiungere l’obiettivo della Direttiva “Case Green” di emissioni zero entro il 2050. Inoltre, analogamente alle Certificazioni Energetiche, il Passaporto sarà inserito, se disponibile, nelle banche dati nazionali.
Il Passaporto di Ristrutturazione mira a delineare chiaramente un percorso per migliorare l’efficienza energetica dell’edificio. A questo scopo, fornirà una sequenza ottimale di interventi consigliati, insieme a dettagli sui costi, risparmi attesi, classe energetica post-intervento, tempi di recupero e riduzione delle emissioni di gas serra. Un’altra finalità del Passaporto è quella di offrire informazioni dettagliate, inclusi collegamenti diretti a risorse di finanziamento e incentivi disponibili per il proprietario. Infine, il Passaporto affronta l’importante aspetto della predisposizione dell’edificio a sistemi di controllo e gestione intelligenti.
Secondo la Direttiva, il Passaporto delle Ristrutturazioni deve essere redatto da un professionista qualificato e certificato dopo un’ispezione dell’edificio interessato. Tuttavia, la Direttiva non specifica se il redattore del Passaporto debba necessariamente essere lo stesso Tecnico Certificatore. Inoltre, la Direttiva lascia aperta la possibilità per gli Stati Membri di sviluppare uno strumento digitale che consenta ai proprietari e agli amministratori condominiali di simulare il Passaporto, con la possibilità di aggiornarlo dopo ogni intervento di manutenzione.
Come accennato in precedenza, la Direttiva consiglia di rilasciare il Passaporto delle Ristrutturazioni contemporaneamente alla Certificazione Energetica, ma non impone questa pratica. Di conseguenza, il proprietario di un immobile non è tenuto a ottenere il Passaporto in caso di transazioni immobiliari, a differenza dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) richiesto per vendite e affitti. L’unica raccomandazione della Direttiva al proprietario è di consultare il tecnico responsabile del Passaporto per discutere dei vari interventi consigliati e implementarli il prima possibile per ridurre le emissioni dell’immobile.
I Paesi membri hanno la facoltà di permettere che il Passaporto di Ristrutturazione venga compilato e consegnato insieme all’Attestato di Prestazione Energetica. Questo documento viene emesso in un formato digitale adatto alla stampa da un professionista qualificato o certificato, dopo un’ispezione sul campo.
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