La TARI è una tassa comunale applicata a tutti i contribuenti per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Non pagarla prima di fare questa procedura.
Quando ci troviamo di fronte a una richiesta di pagamento della TARI (Tassa sui Rifiuti), è essenziale verificare attentamente i dettagli per evitare spiacevoli sorprese. Ma cosa fare se ci accorgiamo di errori o di importi errati nella richiesta? E soprattutto, quali sono le opzioni a nostra disposizione per contestare la richiesta di pagamento? Facciamo chiarezza.
La TARI, acronimo di Tassa sui Rifiuti, rappresenta uno degli adempimenti fiscali locali più importanti per i cittadini italiani. Ma cos’è esattamente la TARI e come funziona? In questo articolo faremo chiarezza su questo tributo locale, analizzando le sue caratteristiche principali e fornendo consigli utili per affrontare al meglio questa importante incombenza fiscale.
La TARI è una tassa comunale che si applica a tutti i contribuenti per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Questa tassa è destinata a finanziare i costi sostenuti dai comuni per la gestione dei rifiuti e contribuire così alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della salute pubblica.
La TARI deve essere pagata da tutti i soggetti che occupano un’abitazione o un’unità immobiliare a qualsiasi titolo, compresi i proprietari, gli inquilini, i comodatari e i locatari. Anche le attività commerciali, industriali e artigianali devono versare la TARI in base alla quantità e alla tipologia di rifiuti prodotti.
Il calcolo della TARI avviene in base a diversi fattori, tra cui la superficie dell’immobile, la zona geografica, la tipologia di utenza e la quantità di rifiuti prodotti. In genere, il Comune effettua il calcolo sulla base di tariffe e aliquote stabilite a livello locale.
TARI: non va pagata prima di fare questa procedura
Innanzitutto, è importante sapere che se riteniamo che la richiesta di pagamento contenga errori o che l’importo da versare non sia corretto, abbiamo il diritto di contestarla. Questo può essere fatto attraverso due vie principali: l’istanza di autotutela direttamente presso il Comune o il ricorso al giudice tributario.
L’istanza di autotutela è un’opzione che consente di chiedere al Comune di annullare in tutto o in parte la richiesta di pagamento e di essere esentati dal versamento preteso. Si può presentare l’istanza in carta semplice direttamente all’ufficio tributi del Comune di residenza, indicando le proprie generalità, il motivo della richiesta di rettifica o annullamento, e allegando i documenti pertinenti. È importante notare che l’istanza di autotutela non sospende i termini per il pagamento o per presentare ricorso al giudice tributario.
Il ricorso al giudice tributario, invece, può essere avviato presso la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado entro 60 giorni dalla notifica della richiesta di pagamento della TARI. Questo procedimento giudiziale può essere avviato anche se vi è già un’istanza di autotutela. Il ricorso offre l’opportunità di contestare legalmente la richiesta di pagamento e di chiedere la sospensione dell’esecuzione della richiesta fino all’emissione della sentenza.
Inoltre, in alcuni casi specifici, è possibile chiedere all’Agente per la riscossione esattoriale di sospendere la procedura di riscossione. Questo può essere fatto entro 60 giorni dalla notifica dell’atto di riscossione, direttamente presso uno sportello dell’Esattore o online tramite il sito dell’Agente di riscossione esattoriale.