Novità in arrivo: in arrivo un rimborso assegno pensione. Da adesso cambia tutto: L’INPS restituisca gli importi.
L’INPS ha sempre eseguito a tappeto controlli in ogni ambito che gli compete ma in questi anni l’Inps non ha fatto alcuna distinzione tra chi effettivamente ha trasgredito con intenzione di arrecare un danno e chi invece lo ha fatto in buona fede. Ma ciò ha però delle ripercussioni.
Da oggi infatti è arrivata una nuova sentenza: l’INPS è costretta a restituire gli importi. Vediamo nel dettaglio tutto quello che sta succedendo. E se anche tu sei tra le categorie che deve aspettarsi o che può richiedere tale rimborso sull’assegno pensionistico.
Rimborso INPS assegno pensione: ecco cosa sta succedendo
Vi è una sentenza che può stravolgere l’intero sistema delle pensioni. Ovvero il divieto di cumulare redditi da lavoro con la pensione. Ciò si riferisce a coloro che hanno approfittato di una misura come la Quota 100, Quota 102 e 103. La regola, infatti, stabilisce che coloro che hanno smesso di lavorare in anticipo optando per una di queste misure non possono riprendere a lavorare prima del compimento dei 67 anni.
Non rispettare questa regola comporta una sanzione molto severa: la restituzione di quanto percepito di pensione. Prestate attenzione a questo particolare caso per capire meglio il tutto.
“Un pensionato 63enne dopo essere andato in pensione con Quota 100 nel 2020 accetta di partecipare a una comparsa di una giornata per la serie Tv “La luce dei miei occhi”, pagata soltanto 78 euro. Compenso che viene etichettato come lavoro di tipo subordinato. Ma l’Inps una volta venuta a conoscenza dell’attività svolta ha applicato la sanzione prevista dal decreto n. 4 del 2019 chiedendo la restituzione di quanto fino ad allora accreditato, pari a 24 mila euro. Ma il pensionato si è rivolto agli avvocati Paola Piccoli e Alberto Righi per opporsi alla richiesta di restituzione presentata dall’Inps.
Gli avvocati lo hanno assistito portando a casa la vittoria del caso. Inoltre il giudice del tribunale di Vicenza, Paolo Sartorello, si è così espresso: “un’interpretazione conforme alla ratio della norma impone dunque di considerare compatibili con l’erogazione della pensione ‘Quota 100’ redditi di irrisorio importo derivanti da prestazioni del tutto isolate, aventi carattere di specialità tali da differenziarle sostanzialmente dal tipico rapporto di lavoro subordinato”.
Dunque l’importo percepito è stato definito talmente irrisorio che va considerato compatibile con la pensione maturata grazie alle regole di Quota 100. Una sentenza che è riuscita ad intervenire in tutti quei casi in cui l’Inps agisce in modo errato.