La classifica è dominata da Paesi di lingua inglese, con economie forti e retribuzioni mediamente elevate. Il 67% degli intervistati ha dichiarato che il primo motivo che potrebbe spingere a trasferirsi è una buona offerta di lavoro
Boston Consulting Group, società statunitense di consulenza strategica, ha pubblicato il rapporto Decoding global talent 2024, che tra le tante tendenze ha rivelato anche la percentuale italiana di possibili expat. Dai risultati è stato evidenziato che i lavoratori del nostro Paese disposti a lavorare all’estero sono meno della media globale, fissata al 25%. “Ci sono alcune peculiarità che distinguono il nostro Paese. Innanzitutto, una percentuale più bassa di professionisti disposti a trasferirsi all’estero: se la media globale è intorno al 25%, il dato italiano è di 10 punti più basso, intorno al 15%. Questo si deve almeno a 3 fattori: il maggiore attaccamento al contesto locale, la qualità della vita e una minore percezione delle opportunità di lavoro che ci sono all’estero“, ha dichiarato Matteo Radice, managing director e partner di Boston consulting group, a Il Sole 24 Ore.
Tutti i numeri
Il report, che raccoglie le risposte di 150mila lavoratori in 180 Paesi, ha evidenziato che solo 1 italiano su 7 cerca attivamente opportunità di lavoro all’estero. Oltre a muoversi meno da Sud a Nord, gli italiani sarebbero meno interessati a espatriare. La fetta di popolazione che cerca attivamente opportunità di lavoro all’estero è rappresentata dal 15%, un dato nettamente inferiore al 57% del 2020.
La percentuale sale al 20% tra chi ha meno di 30 anni e, per gli italiani in possesso di laurea, master o dottorato al 24%. I professionisti del settore legale, del design, dell’architettura sono risultati quelli più disposti a trasferirsi all’estero. Sono circa 800 milioni i professionisti in tutto il mondo alla ricerca di una professione al di fuori del proprio Paese.
I Paesi più scelti
Le mete preferite di chi decide di spostarsi dal proprio Paese sono:
- Australia,
- Stati Uniti,
- Canada
- Regno Unito,
- Germania,
- Giappone,
- Svizzera,
- Singapore,
- Francia,
- Spagna
Tra le città, invece, domina:
- Londra,
- Amsterdam,
- Dubai e
- Abu Dhabi.
La classifica è dominata da Paesi di lingua inglese, con economie forti e retribuzioni mediamente elevate. Il 67% degli intervistati ha dichiarato che il primo motivo che potrebbe spingere a trasferirsi è una buona offerta di lavoro. Seguono la possibilità di crescita professionale, la qualità della vita, il reddito e il costo della vita, la sicurezza e la stabilità, la cultura accogliente e inclusiva e l’ambiente family-friendly.
Chi decide di non partire invece è per l’impossibilità di portare con sé familiari e partner (per il 54%) o per il forte legame affettivo con il proprio Paese (26%) e per il costo della ricollocazione (25%). “Dieci anni fa abbiamo lanciato la serie di report Decoding Global Talent, entusiasti di osservare le tendenze nel vasto mondo del lavoro. Non avremmo mai immaginato con quanta forza e rapidità varie forze globali – la pandemia, il lavoro a distanza, la geopolitica, l’intelligenza artificiale e altro ancora – avrebbero interrotto il lavoro. Tuttavia, le turbolenze dell’ultimo decennio hanno avuto un impatto minimo sul fascino duraturo della mobilità dei talenti“, si legge nel sito di Boston Consulting Group.