Siamo abituati a pensare che il futuro del lavoro sia definito dall’ambito informatico e tecnologico, ma è davvero così? Risponde Unioncamere
Il mondo del lavoro non ha una forma prestabilita, anzi, tende a cambiare molto velocemente e ad assumere nuove dimensioni.
Quando se ne parla si avverte sempre un velo di incertezza e di preoccupazione, soprattutto rispetto ai cambiamenti a cui inesorabilmente stiamo andando in contro a causa della rivoluzione conosciuta come Intelligenza Artificiale.
Quando si associala la parola “futuro” a “mondo del lavoro” l’associazione mentale porta quasi sempre ad un ambiente di lavoro sempre più tech e informatico, ma è davvero così? La riposta che ce la dà Unioncamere.
I ruoli più richiesti nei prossimi cinque anni
Secondo i dati riportati da Unioncamere, nei prossimi cinque anni il fabbisogno dei posti di lavoro salrà tra i 3,1 milioni e i 3,6 milioni di occupati, ma la domanda si sposterà verso settori differenti rispetto a quelli immaginabili. Infatti, i lavori considerati più “datati” e tradizionali, torneranno in gran misura.
Da qui al 2028 calerà la domanda di operai non qualificati e aumenterà, invece, la domanda per le seguenti professioni:
- Ingegneri
- Insegnanti
- Medici
Stando a quanto riportato da Unioncamere, i profili definiti “intermedi” e quindi tutti i ruoli che rientrano nella categoria commerciale o dei servizi, andranno a costituire un terzo del fabbisogno complessivo visto poco sopra di circa 3 milioni, mentre il fabbisogno di operai raggiungerà il 71%.
Ad avere la meglio saranno gli esperti di scienze gestionali, commerciali e bancarie, arrivando a 107mila unità, gli ingegneri toccheranno un massimo di 56mila unità, e i medici arriveranno alle 50mila unità. Per un fabbisogno annuo di circa il 3% sul totale.
Operai e Metalmeccanici
Gli operai previsti da qui al 2028, saranno circa 170 mila, principalmente impiegati per la realizzazione di costruzioni o per la loro manutenzione.
I meccanici artigiani o i manutentori di macchinari, che appartengono invece alla classe dei metalmeccanici, toccheranno le 53mila unità, mentre i saldatori e le figure professionali relative alla carpenteria metallica raggiungeranno massimo 27mila unità.
Il privato batterà il pubblico
Quello che si evince dai dati raccolti, è che da qui a cinque anni il settore privato batterà il pubblico, accaparrandosi il 61% dei lavoratori totali.
Già ad oggi è possibile notare dei segnali che preannunciano questa vittoria schiacciante da parte del privato. Per fare un esempio, sempre più medici si stanno spostando verso il settore privato, che risulta più remunerativo e consente loro di lavorare senza i ritmi spesso opprimenti e rigidi imposti per necessità dal settore pubblico.
L’aspetto sanità pubblica e privata è comunque un tassello molto importante del nostro futuro prossimo con cui, prima o poi, dovremo fare i conti.
Replacement Demand
Molti lavoratori da qui a cinque anni andranno in pensione e questo significa che avverrà una sorta di sostituzione degli ex lavoratori da parte di nuove giovani leve, oppure uno switch tra settori: pubblico-privato-lavoratori indipendenti.
Si prevede che, in ogni caso, il comparto pubblico andrà a coprire il 92% del fabbisogno totale.
Ovviamente queste informazioni si basano su dati raccolti e previsioni statistiche.
Quello che quest’anteprima ci consente di cominciare a visualizzare è un futuro che, per quanto punti all’innovazione e al digitale come scelta obbligata per non venire lasciati indietro dal progresso, non disdegna nemmeno figure professionali considerate ormai “vecchie” come l’insegnante e l’operaio.
Questo fa ragionale su quanto ogni singolo tassello del puzzle sia importante per poter ammirare l’opera nella sua interezza. In questo caso, ovviamente, l’opera è il nostro stesso futuro.