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Lavoro

Fringe benefit, perché molte aziende non li pagano?

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Giulia De Sanctis

Fringe benefit pagati solo da una piccola parte di aziende, ma nel 2024 le cose potrebbero migliorare! Vediamo come

Tra i bonus in busta paga che possono essere erogati dal datore di lavoro ci sono i cosiddetti fringe benefit, beni e servizi che rientrano nel welfare aziendale che si possono aggiungere allo stipendio riconoscendo così una sorta di aumento al dipendente.

Una possibilità che quest’anno è stata resa più conveniente dal fatto che i fringe benefit sono detassati entro 1.000 euro l’anno, 2.000 euro per chi ha almeno un figlio a carico, con l’aggiunta poi della possibilità di rimborsare le spese sostenute dal lavorare per bollette, affitto e mutuo – e non più benzina! -.

Cosa sono i fringe benefit e perché molte aziende hanno deciso di non darli?

Tuttavia, i dati ci dicono che solo una piccola parte di datori di lavoro approfitta dei fringe benefit per premiare i dipendenti o comunque per arricchire la retribuzione percepita.

fringe benefit, ecco cosa sono e quando vengono dati dai datori di lavoro – Unsplash – informagiovanirieti.it

 

La motivazione, almeno secondo quanto emerso dall’indagine condotta da The European House-Ambrosetti (pubblicata dal Corriere della Sera), starebbe nel fatto che le aziende vogliono evitare di riconoscere i fringe benefit solamente ad alcuni dipendenti.

L’indagine recente condotta da The European House-Ambrosetti su un campione di 273 aziende ha analizzato l’anno 2023, quando le regole per la detassazione dei fringe benefit erano diverse rispetto a oggi.

In quel periodo, il bonus era detassato fino a 3.000 euro all’anno, ma solo per i dipendenti con almeno un figlio a carico. Per i lavoratori senza figli, il limite di esenzione era di soli 258,23 euro, come stabilito dalla normativa originale.

In queste condizioni, solo il 28% delle aziende ha optato per riconoscerli ai propri dipendenti. Circa il 40% delle aziende ha scelto di non farlo, giustificando questa decisione con il desiderio di evitare disparità tra i lavoratori.

Questo perché non era possibile offrire gli stessi vantaggi ai lavoratori senza figli, generando così malcontento tra il personale.

Tuttavia, la legge di Bilancio 2024 ha modificato questa situazione: la misura massima per l’esenzione dei fringe benefit è stata aumentata a 1.000 euro per i lavoratori senza figli e a 2.000 euro per quelli con almeno un figlio a carico.

Anche se rimane una differenza, ora anche i dipendenti senza figli potranno godere di un bonus più sostanzioso, riducendo così le disparità. Allo stesso tempo, l’azienda potrebbe scegliere di offrire un bonus uguale per tutti, ad esempio fissando l’importo a 1.000 euro.

È importante tenere presente che il riconoscimento dei fringe benefit da parte del datore di lavoro rimane una scelta discrezionale dell’azienda e non può essere richiesto in nessun modo dal dipendente. In altre parole, è un’opportunità offerta, non un obbligo.

Inoltre, spetta all’azienda decidere sotto quale forma offrire i fringe benefit. Questi possono assumere varie forme, come ad esempio l’auto aziendale, strumenti tecnologici come telefono o computer necessari per il lavoro, o buoni pasto.

Alcune aziende potrebbero preferire offrire servizi, come borse di studio per i figli dei dipendenti o contributi per le spese di assistenza per familiari non autosufficienti.

Recentemente, sono state introdotte nuove possibilità per i fringe benefit. Ad esempio, le spese sostenute dal dipendente o da un familiare per le utenze di casa, come luce, gas e acqua, possono essere rimborsate come fringe benefit. Inoltre, a partire dal 2024, sono ammissibili anche le spese di affitto e gli interessi pagati sul mutuo per l’abitazione.

Il tutto nel rispetto dei suddetti limiti: bisogna ricordare, infatti, che laddove venga superata la soglia massima prevista, sarà l’intero importo riconosciuto a essere tassato come reddito da lavoro e non solo la parte eccedente.

Giulia De Sanctis

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