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Lavoro

Osservatorio ministeriale sull’equo compenso, cos’è e quali sono i suoi compiti

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Andrea Zoccolan

Al via l’Osservatorio per l’equo compenso dei professionisti per il monitoraggio delle regole, ecco le ultime specifiche.

La disposizione legislativa emanata il 21 aprile 2023, nota come legge numero 49, che verte sul tema dell’equo compenso per le prestazioni professionali, è in linea teorica operativa da un periodo di tempo di ormai quattro mesi. Tuttavia, l’attuazione pratica di tale normativa risulta ancora carente su vari fronti. Per permettere una accelerazione delle tempistiche, a partire dalla scorsa settimana, è stato istituito e messo in funzione l’Osservatorio ministeriale, conforme alle disposizioni della suddetta legge.

Banconote | Unsplash @IbrahimBoran – Informagiovanirieti.it

Questo Osservatorio nazionale sull’equo compenso, istituito presso il Ministero della Giustizia, è stato insediato il giorno giovedì 11 aprile 2024. Il nuovo ente, nominato tramite decreto ministeriale datato 6 marzo, ha il compito di sorvegliare l’applicazione delle norme volte a garantire una giusta retribuzione per i professionisti da parte della pubblica amministrazione, delle grandi imprese, delle banche e delle assicurazioni. Inoltre, l’Osservatorio sarà il luogo dove gli interessati potranno segnalare eventuali clausole vessatorie o comportamenti scorretti relativi al compenso professionale.

Cosa prevede la nascita dell’Osservatorio

La composizione dell’Osservatorio prevede la partecipazione di vari soggetti, i quali manterranno la carica per un periodo di tre anni. Tra questi figurano il vicecapo di gabinetto del ministro Nordio e altri tre rappresentanti del ministero della Giustizia, un funzionario del ministero del Lavoro, 24 rappresentanti delle professioni ordinistiche e cinque rappresentanti delle professioni non ordinistiche, come Confcommercio Professioni e il Coordinamento Libere Associazioni Professionali (COLAP).

Equo compenso e maxi compensi: le richieste

È slittato invece a data da destinarsi il confronto richiesto dalle associazioni datoriali (Abi, Confindustria, Assonime, Ania e Confcooperative), al ministero della Giustizia e al Consiglio nazionale dei commercialisti per correggere l’aspetto particolarmente criticato dei maxi compensi ai sindaci e ai revisori delle grandi società già fissato per la scorsa settimana.

Le associazioni hanno scritto una lettera chiarendo che per questi professionisti l’applicazione dei parametri del Dm 140/2012 rischierebbe di “dare luogo ad aumenti paradossali e indiscriminati generando un volume di costi insostenibile per le imprese”. Per quanto riguarda la revisione del vecchio decreto i tempi non sono ancora definiti, quel che è certo, tuttavia, è che intanto il Consiglio nazionale dei commercialisti si è detto disposto a una revisione complessiva, cha possa essere utile nel mettere un tetto ai compensi, di contro a innalzare quelli delle società più piccole.

Anche gli ordini professionali sono chiamati a rivedere i propri codici deontologici conformemente alla legge, inserendo specifiche sanzioni per i professionisti che violano le norme sull’equità del compenso. Ad oggi, hanno provveduto all’adeguamento il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e l’Ordine dei Commercialisti.

Il ritardo per le professioni non ordinistiche

Riguardo ai professionisti non ordinistici, l’emanazione del decreto ministeriale che dovrebbe definire i parametri dei loro compensi è in ritardo rispetto ai tempi previsti. Questo ritardo coinvolge quasi 500.000 professionisti appartenenti a svariate attività, riuniti in circa 100 associazioni. Il Ministero dell’Innovazione e delle Tecnologie sta lavorando per definire valori di riferimento per i compensi, concentrandosi sulla creazione di macro-aree omogenee di attività. Una proposta per valutare il tempo necessario alla prestazione professionale come punto di partenza ha già ottenuto il consenso positivo da parte di Confcommercio Professioni.

Andrea Zoccolan

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