Che cos’è il burnout da lavoro e perché si manifesta? Quando i livelli di stress raggiungono vette troppo elevate, la salute inizia a essere a rischio. Ecco a quali sintomi stare attenti e come comportarsi per provare a stare meglio
La sindrome da burnout è una condizione caratterizzata da un senso di esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da una prolungata esposizione allo stress lavorativo.
Questo stato, letteralmente tradotto come “bruciato, fuso, esaurito”, si sviluppa quando un individuo si trova sopraffatto dal carico di obblighi e responsabilità sul lavoro.
Quando lo stress diventa cronico, si trasforma in due forme differenti.
La prima è l’eustress, che è una reazione fisiologica e mentale che aiuta a dare il meglio di se stessi in situazioni di emergenza, permettendo di concentrarsi, essere attenti e utilizzare al meglio le proprie risorse per raggiungere un obiettivo.
La seconda forma è il distress, che è uno stress prolungato, costante e dannoso.
Esso si manifesta con sintomi psicologici e fisici, come paura, ansia, insicurezza e sintomi somatici.
Si tratta di un tipo di stress che può derivare da eventi traumatici come una malattia grave, la perdita del lavoro, la fine di una relazione o altre situazioni che ci destabilizzano profondamente.
Da qui nasce il burnout da lavoro, il quale è particolarmente diffuso in professioni che richiedono un forte coinvolgimento emotivo.
Le persone affette da burnout trovano difficoltà nell’affrontare i cambiamenti e le conseguenze dello stress lavorativo, spesso sperimentando una maggiore vulnerabilità e un deterioramento della qualità della vita, sia a livello personale che nelle relazioni sociali.
Il burnout si manifesta attraverso sintomi sia fisici che psicologici, tra cui disturbi cutanei, gastrointestinali e gastrici, perdita di appetito o alimentazione disordinata, difficoltà nel dormire, stanchezza costante, tensione muscolare e mal di testa.
A livello psicologico, si possono sperimentare perdita di fiducia nelle proprie capacità, distacco emotivo, disinteresse e insoddisfazione, senso di impotenza, frustrazione, fallimento e isolamento sociale.
Altri segnali includono ansia, attacchi di panico, sintomi depressivi, declino delle prestazioni lavorative e riduzione dell’efficienza sul lavoro.
Parliamo di un fenomeno ampiamente studiato fin dagli anni Settanta del Novecento, ma che è stato ufficialmente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un disturbo lavoro-correlato solo nel 2019, nella sua undicesima revisione dell’International Classification of Disease (ICD).
La definizione predominante del burnout, conosciuta come definizione di Maslach, proviene dalla ricerca della ricercatrice Susan E. Maslach.
Nel suo libro del 1982, “Burnout – The Cost of Caring”, Maslach ha raccolto diverse testimonianze di lavoratori colpiti dal burnout e identificato tre dimensioni caratteristiche: esaurimento emotivo, disaffezione lavorativa e percezione di inefficacia nel proprio compito.
Chi sperimenta il burnout si sente emotivamente esausto, distaccato dal lavoro e convinto di non essere in grado di svolgere il proprio ruolo.
Questo stato può essere alimentato dalla mancanza di riconoscimento del proprio contributo, dalla sensazione di inefficacia nel raggiungere risultati concreti o dalla convinzione che il proprio lavoro non abbia un impatto significativo.
Il Maslach Burnout Inventory (MBI), un questionario composto da 22 domande, è ancora oggi uno strumento comune ed efficace per valutare il burnout.
È importante notare che tutte e tre le dimensioni devono essere presenti per diagnosticare il burnout, seppure la presenza anche solo di una o due di esse suggerisce un problema.
L’esaurimento emotivo è considerato il nucleo del burnout, particolarmente rilevante in professioni che richiedono un alto livello di empatia, come insegnanti e personale sanitario.
Oltre all’esaurimento emotivo, il burnout porta poi a una sensazione di vuoto e inutilità, privando la persona di emozioni positive e speranza per il cambiamento.
Spesso chi vive il burnout non si rende immediatamente conto del proprio stato, ma è osservato dagli altri attraverso cambiamenti comportamentali e emotivi.
Prevenire il burnout è possibile ed è un obiettivo essenziale, motivo per cui è fondamentale ascoltare i segnali inviati dal corpo.
È importante imparare a riconoscere quando si stanno attraversando periodi che richiedono sforzi particolari, soprattutto emotivi, e ascoltare attentamente le risposte del proprio corpo a tali richieste.
Il corpo è infatti un indicatore sincero del proprio stato emotivo.
Quando si avvertono anche solo alcuni dei sintomi del burnout, è fondamentale fermarsi e valutare se si stanno gestendo in modo efficace le proprie risorse e se si sta trovando un senso nelle proprie esperienze, integrandole gradualmente nella propria routine quotidiana.
Inoltre, è importante essere consapevoli delle emozioni che possono ostacolare le relazioni o creare conflitti, contribuendo allo stress.
Condividere queste emozioni con le persone care, che sono in grado di ascoltare profondamente, può essere estremamente benefico.
Se il carico diventa troppo difficile da gestire autonomamente, è essenziale chiedere supporto psicologico per potenziare le proprie capacità di adattamento.
È poi bene considerare anche l’importanza di un buon allenamento emotivo.
Educare se stessi fin da piccoli a rinforzare le proprie capacità creative nel gestire il cambiamento, a tollerare le frustrazioni e a sviluppare meccanismi di difesa costruttivi è fondamentale.
È cruciale integrare la vita emotiva con quella cognitiva e trovare un equilibrio tra le due, imparando ad ascoltare attentamente il proprio mondo interiore.
Tra lavoro e sfera personale è necessario stabilire confini chiari e dedicare tempo alle relazioni e alle attività ricreative che permettono di sentirsi meglio.
Non solo. È importante anche staccarsi dai dispositivi elettronici che potrebbero tenere costantemente connessi al lavoro.
In definitiva, è quindi necessario porre attenzione al proprio benessere personale.
Ciò implica mantenere abitudini salutari, come esercizio fisico regolare, una dieta equilibrata e coltivare relazioni interpersonali positive.
È importante anche evitare di ricorrere a soluzioni veloci per affrontare lo stress, come l’alcol, la nicotina o le droghe, poiché possono facilmente trasformarsi in dipendenze dannose.
A volte, può essere un bene anche rivalutare il proprio rapporto con il lavoro.
È essenziale investire le proprie energie in attività che soddisfano veramente.
Se ci si sente sopraffatti dalla mole di lavoro, potrebbe essere il momento di considerare un cambiamento positivo, esplorando nuovi modi di collaborare con i colleghi o discutendo con i superiori riguardo ai ruoli, alle responsabilità e ai carichi di lavoro.
È importante essere aperti a modifiche che possano migliorare il proprio benessere e la propria produttività sul lungo termine.
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