La ricorrenza della Festa della Donna può darci lo spunto per riflettere sulla situazione lavorativa delle donne in Italia. Ecco cosa c’è da sapere
Ogni 8 marzo, in occasione della Festa delle Donne, sono diverse migliaia le persone che scendono nelle piazze di tutta Italia per manifestare contro la violenza sulle donne, contro il patriarcato e a favore del gender pay gap e dell’equità tra i due sessi. Ogni anno, però, queste manifestazioni e tutte le parole dette e le promesse fatte non avere l’effetto che ci si aspetterebbe. La violenza sulle donne, infatti, non sembra assolutamente diminuire, e anche la disparità di genere è un problema sempre attuale e lontano dalla sua risoluzione. Proprio a questo proposito, vediamo quali sono i dati della situazione lavorativa delle donne nel nostro Paese.
In Italia, il mondo lavorativo riflette disuguaglianze di genere evidenti: solo 9,5 milioni di donne lavorano rispetto ai 13 milioni di uomini. Questo divario non è dovuto a scelte personali, ma piuttosto alle condizioni ambientali e alla persistente discriminazione di genere. Secondo Confcommercio e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, i posti di lavoro per uomini aumentano il doppio rispetto a quelli per le donne. L’Italia rimane in fondo alla classifica europea per il basso tasso di occupazione femminile, con donne spesso sottopagate e impiegate in settori non prioritari, dove la precarietà è diffusa.
I più recenti dati nazionali del 2022 rivelano un aumento delle dimissioni generali in Italia, le quali hanno raggiunto quota 61.391, con un incremento del 17,1% rispetto al 2021. Tuttavia, quasi il 73% di queste dimissioni coinvolge donne che segnalano sfide nell’equilibrare vita familiare e carriera. Un’analisi ravvicinata dei dimissionari rivela che le donne con figli sono le principali protagoniste, con una su cinque che diventa madre per la prima volta. Il 63% di loro abbandona il lavoro a causa delle difficoltà nel combinare cura dei figli e impegno professionale, a differenza del 7,1% dei padri che si dimettono per motivi legati a cambi di carriera. Oltre 45.000 donne hanno rinunciato al lavoro dopo la maternità, registrando un aumento del 19% rispetto all’anno precedente, soprattutto per la mancanza di servizi di assistenza per la prima infanzia. Le neomamme rappresentano solo la punta dell’iceberg delle sfide che le donne affrontano sul luogo di lavoro, con discriminazione e molestie che persistono come principali cause del divario di genere.
L’aumento degli stipendi degli italiani non ha attenuato il persistente gender pay gap, la disparità salariale tra uomini e donne, come evidenziato dall’indagine retributiva periodica condotta da Odm Consulting, società di consulenza HR di Gi Group Holding, riportata sul Corriere della Sera. Nonostante le retribuzioni siano aumentate nei primi 9 mesi del 2023 del +3,7% rispetto al 2022 (rispetto al +2,8% dell’anno precedente), l’inflazione continua a incidere pesantemente sul potere d’acquisto degli italiani. Le donne continuano a ricevere stipendi mediamente inferiori, contribuendo al mantenimento del gender pay gap al 10,7%, invariato rispetto all’anno precedente. Ad esempio, un’operaia guadagna circa 25.600 euro lordi all’anno, rispetto ai 26.400 euro di un collega uomo. Questa differenza diventa ancora più marcata tra i dirigenti, con un gap del 12,9%, mentre tra i quadri è del 5,9%. I recenti dati Eurostat del 2023 mostrano che in Italia il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni è del 51,1%, al di sotto della media europea del 64,9%, mentre il tasso di inattività femminile, al 43,6%, supera la media dell’UE del 30%. Sebbene la presenza delle donne nei Consigli di amministrazione sia aumentata al 43%, meno del 5% ricopre ruoli esecutivi e solo il 2% è amministratrice delegata. La nuova Certificazione della Parità di Genere (UNI/PdR 125:2022) si propone di affrontare queste problematiche, offrendo alle imprese un riconoscimento nazionale e una validità triennale a condizione che dimostrino di adottare la parità di genere come principio fondamentale nella loro cultura, strategia e azioni per ridurre le disuguaglianze tra uomini e donne.
In risposta alle testimonianze toccanti raccolte nel servizio di supporto psicologico, Mama Chat – il primo ente europeo che offre assistenza psicologica online attraverso terapie a basso costo e uno sportello chat gratuito e anonimo – ha deciso di mettere in evidenza il tema “Donne e Lavoro” in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna di quest’anno, l’8 marzo 2024. Fondato nel 2017 da Margherita Fioruzzi e Marco Menconi, Mama Chat ha assistito in cinque anni 37.000 donne, ragazze e ragazzi in situazioni di fragilità psicologica, sociale e vittime di violenza di genere.
Le testimonianze raccolte dalle psicologhe responsabili dello sportello chat online, consultabile sei giorni su sette, delineano quadri difficili per le donne lavoratrici, che affrontano sensi di colpa, perdita di autonomia, sensazioni di inadeguatezza, attacchi di panico, ansia e depressione. Tra le seimila chat ricevute da Mama Chat nel 2023, molte riguardano donne spaventate dall’idea di perdere il lavoro e che sperimentano discriminazioni e distacchi dal contesto lavorativo, talvolta scartate a favore di uomini. Molte sono esaurite dalla gestione del carico lavorativo e delle responsabilità familiari, ancora considerate prevalentemente femminili, mentre altre rimandano il desiderio di maternità per evitare la disoccupazione, spesso sotto pressioni implicitamente esplicite.
Nel 2024, in Italia, il genere femminile continua a essere un ostacolo per le assunzioni. “La mancanza di strumenti per comprendere la pressione sociale che le donne subiscono emerge costantemente nelle nostre chat quotidiane. Le donne che ci contattano si sentono limitate nelle proprie scelte di vita e incapaci di reagire, percependosi sopraffatte in una società che perpetua stereotipi paternalistici. Questa pressione le porta inconsapevolmente a rinunciare alla propria realizzazione personale, incapaci di fare scelte autonome a causa di condizionamenti esterni“, spiega Cristina Sala, general manager di Mama Chat.
“Molte giovani adulte ritornano a casa dopo un’esperienza lavorativa iniziale, spesso precaria e poco remunerata, e cercano aiuto psicologico per la perdita di indipendenza, spesso associata a sensi di colpa per un presunto fallimento. Noi le ascoltiamo e le supportiamo nel trovare risposte, sottolineando che il coraggio di confrontarsi è il primo passo verso l’autodeterminazione e il successo professionale“. La questione del lavoro è cruciale soprattutto per le donne ancora soggette a demansionamento, che chiedono parità di diritti e retributiva rispetto ai colleghi maschi.
Insomma, dopo anni di parole e promesse, la situazione lavorative delle donne in Italia sembra essere ancora critica. In un Paese “evoluto” e “attento ai diritti di tutti” ancora non si è raggiunta la parità tra uomini e donne, e forse restare semplicemente in attesa che la situazione cambi non è abbastanza.
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