L’Ocse rivela che c’è la possibilità di un significativo incremento del Pil pro capite entro il 2050
Incrementando le politiche attive sull’occupazione, potenziando l’istruzione terziaria e riducendo il divario di genere nel mercato del lavoro, il Pil pro capite in Italia potrebbe registrare un notevole aumento del 3,5% entro il 2050, secondo un report dell’Ocse.
Nel documento, si sottolinea l’impatto dei Neet, con un tasso al 23%, secondario solo a quello di Colombia e Turchia.
Le cause del gender gap nel mondo del lavoro
L’analisi dell’Ocse identifica diversi fattori che contribuiscono alla bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia. Oltre all’onere significativo di lavoro di cura concentrato sulle donne, emerge la presenza persistente di stereotipi nel percorso educativo.
Questi stereotipi spingono le donne lontano dai percorsi STEM, limitando di conseguenza le opportunità di accesso a lavori meglio retribuiti. Inoltre, l’Ocse sottolinea la complessità del nodo fiscale, indicando che mentre alcune misure, come il calcolo delle imposte basato sul reddito individuale e l’Assegno Unico Universale, incentivano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, il sistema fiscale e previdenziale tende ancora a favoreggiare le famiglie monoreddito.
L’importanza dell’istruzione terziaria
Un altro elemento critico sottolineato dal report riguarda l’istruzione terziaria. L’Ocse indica che un aumento del numero di iscrizioni a questo livello potrebbe generare un aumento dell’1,5% del Pil pro capite. Attualmente, l’Italia presenta una delle percentuali più basse di laureati nell’Ocse, e molti di coloro che completano il percorso accademico scelgono l’emigrazione.
Tra il 2011 e il 2021, l’emigrazione netta cumulata di neolaureati è stata di circa 110.000 persone, rappresentando una significativa perdita di talento per il Paese.
La necessità di condizioni di lavoro più attraenti per i ricercatori
L’Ocse evidenzia anche le sfide che il sistema universitario italiano presenta per i ricercatori. Riconosce un problema legato alle basse retribuzioni e alla mancanza di incentivi legati alle performance, fattori che spingono i ricercatori più brillanti ad emigrare. Si suggerisce di garantire condizioni di lavoro più attraenti e di stabilire un legame più robusto tra performance e retribuzione per trattenere i talenti della ricerca nel paese.
La sfida delle politiche attive
Le politiche attive emergono come la chiave per il futuro, con un potenziale miglioramento che potrebbe contribuire all’1% del Pil. L’Ocse propone l’introduzione dell’assegno di formazione (Supporto per la Formazione e il Lavoro) al posto del Reddito di Cittadinanza, indicando che ciò potrebbe portare a risparmi di bilancio dell’1% del Pil a breve termine. Tuttavia, l’organizzazione avverte che ci potrebbero essere rischi correlati all’aumento della povertà, soprattutto tra coloro che non possono accedere a una formazione adeguata o hanno raggiunto la durata massima della prestazione.
Per affrontare questa sfida, l’Ocse suggerisce di rafforzare gli incentivi finanziari legati all’assunzione di un impiego e di garantire un potenziamento deciso del sistema di formazione. Accoglie positivamente l’introduzione di una nuova piattaforma digitale, il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), considerandola un passo positivo verso il progresso.
Verso un’economia sostenibile e inclusiva
Il report dell’Ocse offre uno sguardo dettagliato alle sfide e alle opportunità che l’Italia affronta nel suo percorso verso una crescita economica sostenibile e inclusiva.
Le raccomandazioni avanzate sottolineano la necessità di interventi mirati e coordinati per massimizzare il potenziale di sviluppo del paese, evidenziando come un coinvolgimento più ampio delle donne nel mercato del lavoro possa fungere da catalizzatore per un balzo significativo del Pil.