L’Istat ha diffuso la classifica delle città più care del 2023: ecco tutte le posizioni, tra sorprese e conferme
Il caro vita nel nostro Paese, negli ultimi anni dettati da emergenza Covid e guerre in Ucraina e Medio Oriente, ha toccato massimi storici, con l’inflazione che ha portato le spese ad alzarsi notevolmente e gli italiani a stringere la cinghia per affrontare mesi veramente complicati dal punto di vista economico. Nonostante gli ultimi mesi del 2023 abbiano registrato una leggera inflessione dei costi e dell’inflazione, molte città sono arrivate ad essere a dir poco care, e l’Istat ha diramato la classifica delle più costose, fornendo un panorama completo della situazione. Vediamo questa lista.
Nonostante gli ultimi mesi del 2023 abbiano registrato una fase di declino dell’inflazione, l’anno appena trascorso è comunque stato influenzato in modo pesante da un aumento generale dei prezzi. Alcuni territori hanno avvertito maggiormente questi aumenti, come indicato dai dati raccolti da diverse associazioni, tra cui Codacons e Unione Nazionale Consumatori. Vediamo la classifica delle città italiane in cui l’incremento dei costi è stato più evidente.
Raggiungono la decima posizione delle peggiori Lecco e Lodi, entrambe con un’inarrestabile inflazione media del +5,7%, che ha portato a un aumento di spesa di 1.447 euro.
All’ottavo posto si colloca Siena con un +6,5% e un incremento di spesa di 1.465 euro. Successivamente, Alessandria si posiziona al terzo posto in Italia per inflazione, ex aequo con Benevento (+6,6%) e Perugia (+6,4%), con un aumento di spesa di +1.470 euro.
Prossima alla parte meno onorevole di questa classifica, al quinto posto troviamo Genova, che nel corso del 2023 ha sperimentato, insieme a Brindisi, la maggiore inflazione in Italia (+6,9%), la quale ha causato una spesa aggiuntiva per famiglia di 1.504 euro rispetto al 2022.
A seguire, ai piedi del podio, troviamo Grosseto, con un aumento del +6,8%, il che la posiziona come la seconda città con l’inflazione più elevata d’Italia, determinata da una spesa aggiuntiva di 1.533 euro.
Sul gradino più basso del podio troviamo Bolzano, con un +5,8%, che si è tramutato in una spesa aggiuntiva di 1.541 euro annui per una famiglia tipo nel 2023.
La medaglia d’argento spetta a Varese, con un aumento del +6%, che ha determinato un incremento di spesa per famiglia di 1.582 euro rispetto al 2022.
Non sorprende che Milano mantenga la leadership, con un’inarrestabile inflazione media del +6,1%, determinando una spesa aggiuntiva annua di 1.656 euro per una famiglia media rispetto al 2022. Al contrario, la città più virtuosa si conferma essere Potenza, registrando l’inflazione più contenuta d’Italia (+3,7%), con un aumento medio di spesa per le famiglie di “solo” 731 euro rispetto all’anno precedente.
Adesso passiamo alle posizioni nobili di questa classifica, quelle occupate dalle città che si sono comportate meglio nel corso del 2023.
Esaminando la parte inferiore della graduatoria, emergere come la città più virtuosa Potenza, con l’inflazione più contenuta d’Italia (+3,7%). In media, le famiglie hanno registrato una spesa aggiuntiva di 731 euro rispetto all’anno precedente.
In seguito alla città principale della Basilicata, troviamo Catanzaro con un +4,4%, che le permette di essere la seconda città con l’inflazione più contenuta ex aequo con Reggio Emilia, facendo registrare un aumento di spesa di 822 euro. Sul terzo gradino del podio, invece, si colloca Reggio Calabria, che si piazza in questa posizione sia per inflazione (+4,5%) che per spesa aggiuntiva (+840 euro).
Concludono l’anno in maniera favorevole anche Bari, classificatasi al settimo posto con un +5,3% e un aumento di spesa di +920 euro, e Ancona all’ottavo posto con un +4,7% e una spesa supplementare di +934 euro. Mentre a chiudere la top ten delle città più parsimoniose troviamo Cagliari, che registra un +5,4% e un incremento di spesa di +1.014 euro.
Nel mese di giugno 2023, è stata osservata una netta riduzione dell’inflazione, con un aumento su base annua del 6,4%, in deciso calo rispetto al 7,6% registrato a maggio 2023 nello stesso periodo dell’anno precedente. I nuovi dati Istat indicano un notevole miglioramento riguardo al costo della vita in Italia, nonostante la situazione sia ancora motivo di preoccupazione. Esaminando più da vicino la situazione ci si può accorgere di come l’andamento dei prezzi evidenzia un calo significativo, con il costo dei beni energetici passato da +20,3% a +8,4%, il settore alimentare in frenata dal +13,2% all’attuale +11,5%, e una riduzione nei servizi di trasporto da +5,6% a +4,7%. Il “carrello della spesa”, che comprende beni alimentari e prodotti per la cura della casa e igiene personale, mostra un rallentamento dal +11,2% al +10,5%.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato il netto calo dell’inflazione, sottolineando che l’azione di monitoraggio sui prodotti e servizi continua per contrastare distorsioni. Guardando alle regioni con il costo della vita più alto, la Liguria si trova in cima al podio con un tasso d’inflazione annuale dell’8,2%, corrispondente a un aumento medio di 1.692 euro l’anno per le famiglie. L’Umbria e la Toscana seguono con un +7,2%, mentre la Lombardia si posiziona al quarto posto con un’inflazione del 6% e un aumento annuo di 1.559 euro per famiglia.
Ma quali sono le previsioni dell’ISTAT per la nostra economia nel 2024? Secondo l’ISTAT, la crescita acquisita del PIL nel 2023 si conferma al +0,7%. Nel biennio 2023-2024, l’aumento del PIL sarà sostenuto principalmente dalla domanda interna, al netto delle scorte (+0,8% nel 2023 e +0,7% nel 2024). La domanda estera netta avrà un contributo marginalmente negativo nel 2023 (-0,1%) e nullo nel 2024. I consumi privati saranno il principale motore della domanda interna, con una crescita del +1,4% nel 2023 e +1% nel 2024. Questa crescita sarà supportata dalla decelerazione dell’inflazione (dal +5,4% all’attuale al +2,5% nel 2024), dal parziale recupero delle retribuzioni e dalla crescita dell’occupazione. Il buon andamento dei consumi e le condizioni solide del mercato del lavoro non dovrebbero avere effetti significativi sull’inflazione, con i prezzi previsti in rallentamento, anche grazie al calo della componente energetica.
Secondo Prometeia, una società italiana di consulenza, sviluppo software e ricerca economica per banche, assicurazioni e imprese, per quanto riguarda l’andamento dell’inflazione, nel nuovo anno ci sarà un ulteriore rallentamento, portando l’indice al 2,1% nel 2024 e all’1,9% nel 2025. L’inflazione di fondo si manterrà al 2,5% nel 2024, scendendo verso il 2% successivamente. Alla fine del 2024, il PIL sarà comunque superiore del 4,2% rispetto al 2019, con un aumento dell’occupazione del 2,9%, equivalente a 745 mila occupati in più. Il tasso di disoccupazione raggiungerà il suo minimo, diminuendo di 2,2 punti percentuali.
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