Da oggi fino al 19 gennaio il Wef riunirà nella cittadina svizzera capi di Stato e di governo e personalità di spicco del mondo economico per discutere delle principali sfide globali. Il nuovo rapporto Oxfam: i 5 paperoni più ricchi al mondo raddoppiano le loro fortune
Come ricostruire la fiducia per rilanciare la crescita economica in un mondo sempre più frammentato e scosso dalle guerre che continuano a spargere incertezza sulle prospettive. È il tema attorno a cui ruoterà la 54esima edizione del World Economic Forum in partenza oggi a Davos, tra le Alpi svizzere. Fino al 19 gennaio più di sessanta capi di Stato e di governo e oltre 2.800 grandi personalità di spicco tra economisti, manager, banchieri e politici discuteranno, tra impotenti dispositivi di sicurezza, delle principali sfide globali, in testa i conflitti in corso e la crisi climatica.
Secondo gli organizzatori quest’anno l’appuntamento si svolge “nello scenario geopolitico e geoeconomico più complesso da decenni”, spiega il direttore generale del World Economic Forum. Mirek Duseksi. Non a caso sarà proprio la diplomazia ad avere un ruolo di primo piano nella settimana di lavori del forum, con il presidente ucraino Volodimyr Zelensky e quello israeliano Isaac Herzog tra gli ospiti di primo piano insieme al segretario di Stato Usa Blinken.
I temi in agenda: crescita economica, guerre, clima e IA
A spiegare il tema dell’edizione di quest’anno – “ricostruire la fiducia” – è Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum: “Ci troviamo di fronte a un mondo frantumato e con crescenti divari sociali, che portano a un’incertezza e un pessimismo pervasivi. Dobbiamo quindi ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione della crisi, esaminando le cause profonde dei problemi attuali e costruendo insieme un futuro più promettente”.
L’agenda del Forum è ricca. Gli oltre 200 panel affronteranno molti temi di stretta attualità. In testa le guerre che scuotono il pianeta, con un focus sui conflitti a Gaza e in Ucraina. Non a caso domani, in presenza per la prima volta, Zelensky terrà un “discorso speciale” davanti a una delle platee più influenti del mondo. Altro argomento al centro sarà il cambiamento climatico insieme alla transizione energetica. Si parlerà anche delle potenzialità e delle insidie dell’intelligenza artificiale con l’ad di Open AI Sam Altman.
Non mancherà, come ogni anno, la crescita dell’economia mondiale, che secondo le stime del Wef si attesterà al 2,9%, con il commercio fermo allo 0,8%. L‘incertezza continuerà a dominare le prospettive anche nel 2024, con la crescita ostacolata dai venti contrari delle tensioni geopolitiche oltreché da condizioni finanziarie ancora rigide. E l’Europa sarà l’area geografica con il Pil più in sofferenza. Sono le previsioni degli economisti sondati nell’analisi annuale pubblicata in occasione del Wef. Più della metà degli economisti (56%) si aspetta un indebolimento della crescita quest’anno, mentre il 43% non vede cambiamenti o ipotizza un qualche miglioramento
Chi partecipa al Wef 2024
Tra i leader politici sono attesi la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, il premier cinese Li Qiang, il segretario di Stato Usa Antony Blinken, ma anche il nuovo presidente dell’Argentina, Javier Milei, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, oltre al premier spagnolo Pedro Sanchez, al presidente francese Emmanuel Macron, al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Parteciperanno inoltre il presidente israeliano Isaac Herzog, il premier libanese Najib Mikati, il primo ministro e ministro degli Affari Esteri dello Stato del Qatar, Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani, il vice premier e ministro del petrolio dell’Iraq, Hayan Abdulghani, e poi Bisher Hani Al Khasawneh, primo ministro del regno hascemita di Giordania. Ci sarà anche una corposa delegazione dell’Arabia Saudita e il vice presidente del consiglio dello Yemen, Aidarous Al-Zubaidi.
Al Forum sono attesi circa 1.600 manager aziendali, tra cui oltre 800 tra amministratori delegati e presidenti dei più importanti gruppi mondiali come Amazon, Nestleé e Microsoft.
L’Italia sarà rappresentata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che sarà a nella cittadina svizzera mercoledì e giovedì, mentre tra gli esponenti del mondo imprenditoriale ci saranno, tra gli altri, i presidenti di Eni e di Enel, Giuseppe Zafarana e Paolo Scaroni, l’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo, gli ad di Intesa Sanpaolo e Unicredit, Carlo Messina e Andrea Orcel, il numero uno di Unicredit Pier Carlo Padoan e quello di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Tra i grandi assenti spiccano il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro Uk Rishi Sunak.
Oxfam: i 5 paperoni più ricchi al mondo raddoppiano le loro fortune
Ieri in vista del Wef, Oxfam ha pubblicato il nuovo rapporto sulle disuguaglianze, che certifica un ampliamento ulteriore del divario tra ricchi e poveri. Dal 2020 i cinque uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre 5 miliardi di persone più povere hanno visto complessivamente invariata la propria condizione. Sul podio c’è Elon Musk, proprietario di Tesla, SpaceX e X, seguito Bernard Arnault, numero uno del colosso del lusso Lvmh, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, Larry Ellison, presidente di Oracle, e dal finanziare Warren Buffett.
Ai ritmi attuali nel giro di un decennio potremmo avere il primo “trilionario” della storia dell’umanità, ma ci vorranno oltre due secoli (230 anni) per porre fine alla povertà, spiega l’Ong, che ha passato ai raggi x anche i patrimoni dei paperoni del Vecchio continente. I primi cinque paperoni ha visto crescere il loro patrimonio crescere al ritmo di 5,7 milioni l’ora dal 2020. In cima alla classifica c’è Bernard Arnault, seguito da Amancio Ortega (Zara), Francoise Bettencourt Meyers (L’Oréal), Dieter Schwarz ( Schwarz-Gruppe) e il “re della Nutella” Giovanni Ferrero,
Povertà globale ferma a livelli pre-pandemia
L’aumento della ricchezza estrema nell’ultimo triennio, nota Oxfam, “è stato poderoso, mentre la povertà globale rimane inchiodata a livelli pre-pandemici”. Oggi i miliardari sono, in termini reali, più ricchi di 3.300 miliardi di dollari rispetto al 2020 e i loro patrimoni sono cresciuti tre volte più velocemente del tasso di inflazione.
L’incremento dei patrimoni dei miliardari rispecchia la “straordinaria performance” delle società che controllano. “Il 2023 è destinato a essere ricordato come l’anno più redditizio di sempre”, sottolinea il rapporto. Complessivamente, 148 tra le più grandi aziende al mondo hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari tra giugno 2022 e giugno 2023, con un aumento del 52,5% degli utili rispetto alla media dei profitti nel quadriennio 2018-21. Per ogni 100 dollari di profitti generati da 96 tra i maggiori colossi globali, 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o buyback azionari.
Se le imprese sono riuscite a tutelare i propri margini di profitto durante la fase più acuta della crisi inflattiva, ampi segmenti della forza lavoro hanno invece perso potere d’acquisto. Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi, i salari non hanno tenuto il passo dell’aumento dei prezzi. Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore.
Disuguaglianza dei redditi più alta dal 1990
Nell’analisi sulle disparità economiche, Oxfam sottolinea come nel 2020 la disuguaglianza internazionale dei redditi ha registrato il più alto incremento su base annua dal 1990. Un aumento determinato in larga parte dalla dinamica del reddito nei Paesi poveri, che hanno subìto di più i contraccolpi della pandemia rispetto alle economie avanzate. La ricchezza globale resta concentrata nel Nord del mondo, dove vive soltanto il 21% della popolazione globale che possiede il 69% della ricchezza netta privata.
Il divario è anche di genere: gli uomini detengono una ricchezza che supera di 105.000 miliardi di dollari quella delle donne. Per Oxfam, l’estrema concentrazione del potere economico e le rendite di posizione favoriscono l’accumulazione di enormi fortune per pochi: l’1% più ricco del mondo possiede il 59% di tutti i titoli finanziari. Se si guarda alle multinazionali più grandi, 7 su 10 hanno un ad miliardario o un miliardario tra i propri principali azionisti.