Ecobonus confermato anche per il 2024, ecco come funziona, chi può beneficiarne e quanto si potrà risparmiare nel prossimo anno
L’ecobonus è stato confermato anche per il 2024, ma di cosa si tratta? L’ecobonus rappresenta un vantaggio che può essere utilizzato per interventi di miglioramento energetico degli immobili, ma si estende anche a quelli volti a garantire la sicurezza degli edifici esistenti contro il pericolo sismico. Ma come funziona esattamente? Chi potrà continuare a beneficiarne? Quanto si potrà risparmiare tramite il suo utilizzo? Vediamo la risposta a queste e ad altre domande.
Il bonus costituisce una detrazione fiscale dall’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) ed è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024. Consente di ottenere uno sconto su lavori di efficienza energetica effettuati sull’abitazione, che includono diversi interventi, come la sostituzione di infissi e finestre, la rinnovazione della caldaia e, eventualmente, l’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, su cui è possibile usufruire di uno sconto sull’Irpef.
Ma quanto è il rimborso previsto? Lo Stato restituisce una percentuale compresa tra il 50% e il 65% delle spese sostenute in 10 anni tramite la dichiarazione dei redditi.
Per i condomini, invece, la detrazione dell’ecobonus può arrivare fino all’85%, ma solo se gli interventi, oltre a concentrarsi sul risparmio energetico, influiscono anche sulle prestazioni antisismiche dell’edificio. La legge di Bilancio 2023 non ha apportato modifiche significative ai requisiti e ai parametri per ottenere l’ecobonus, ma ne ha prorogato la validità fino al 31 dicembre 2024.
Con la cessazione definitiva dello sconto in fattura e della cessione del credito lo scorso febbraio, l’ecobonus può essere utilizzato solo come detrazione nella dichiarazione dei redditi. A partire dall’anno successivo a quello in cui sono state effettuate le spese rientranti nell’ecobonus, si devono dichiarare al Fisco gli importi spesi. Si ha poi diritto, ogni anno per 10 anni, a uno sconto sul conguaglio delle tasse dovute (già pagate, nel caso dei dipendenti) per l’anno precedente.
È diverso, invece, il discorso per quanto riguarda il superbonus, che consente di effettuare interventi di ristrutturazione energetica degli edifici: con le modifiche previste per il 2024, la detrazione prevista è al 70%.
Che cos’è, quindi, esattamente l’ecobonus 2024? L’agevolazione dell’ecobonus implica una detrazione fiscale concessa per interventi di miglioramento energetico su edifici già esistenti. La Legge di Bilancio 2023 ha esteso il beneficio per i lavori eseguiti tra il primo gennaio 2023 e il 31 dicembre 2024, includendo anche il bonus ristrutturazioni e il bonus mobili.
In generale, l’ecobonus prevede due aliquote diverse, ovvero percentuali che indicano la detrazione calcolata sul totale delle spese sostenute per i lavori ammissibili. Queste sono:
– del 50% per infissi, biomassa e schermature solari;
– del 65% per le restanti tipologie di spese.
Per i lavori sulle parti comuni dei condomini, sono invece previste aliquote che variano dal 70% all’85%, come esamineremo successivamente.
Come funziona? L’ecobonus si attiva per interventi di riqualificazione energetica sia a livello individuale che condominiale. Un breve riepilogo offre una visione chiara di questo significativo incentivo nel 2024:
– Detrazioni variabili dal 50% all’85%, a seconda della tipologia e della destinazione degli interventi, che possono riguardare singole unità abitative o condomini.
– Lavori ammessi includono miglioramenti all’efficienza energetica, come sostituzione caldaia, infissi, finestre, installazione di stufe e pellet, schermature solari, pompe di calore, coibentazione dell’involucro edificio, impianti per acqua calda, colonnine di ricarica per veicoli elettrici.
– Per interventi condominiali che migliorano la classe di rischio sismico, la detrazione può arrivare all’85%.
– Beneficiari dell’ecobonus sono i proprietari che migliorano l’efficienza energetica del loro immobile.
– La detrazione è valida solo per coloro soggetti a Irpef e fino alla capienza fiscale, escludendo forfettari e incapienti.
– I pagamenti per l’ecobonus devono essere effettuati con mezzi tracciabili, con requisiti specifici per titolari e non titolari di reddito di impresa.
– Importi massimi detraibili variano da 153.846,15 euro (con detrazione massima di 100.000 euro) a 23.076 euro (con detrazione massima di 15.000 euro).
– Necessaria conservazione di documentazione tecnica e certificazione energetica per richiedere la detrazione.
– Comunicazione ENEA obbligatoria, anche se inviata in ritardo.
– Per fruire del beneficio, è possibile utilizzare solo la dichiarazione dei redditi con detrazione in dieci anni.
– L’ecobonus rimane invariato nel 2024 rispetto agli anni precedenti.
Chi potrà beneficiare dell’ecobonus? L’ecobonus è accessibile a una vasta gamma di contribuenti, compresi i titolari di reddito d’impresa, che possiedono immobili oggetto di interventi di riqualificazione energetica, tra cui:
– Contribuenti con reddito d’impresa (persone fisiche, società di persone, società di capitali).
– Associazioni tra professionisti.
– Enti pubblici e privati non impegnati in attività commerciali.
– Istituti autonomi per le case popolari.
– Cooperative di abitazione a proprietà indivisa.
– Persone fisiche, compresi:
– Titolari di diritti reali sull’immobile.
– Condomini per interventi sulle parti comuni.
– Inquilini.
– Coloro che possiedono un immobile in comodato.
– Familiari o conviventi che contribuiscono alle spese.
È importante notare che l’ecobonus è fruibile per le detrazioni, a condizione che gli immobili non siano strumentali all’attività di impresa, anche da:
– Qualsiasi familiare convivente con il proprietario: coniuge, componente dell’unione civile, parente entro il terzo grado o affine entro il secondo grado.
– Il convivente more uxorio che, anche se non proprietario dell’immobile, contribuisce ai lavori di riqualificazione (come precisato dalla Risoluzione numero 64 del 2016 dell’Agenzia delle Entrate).
Chi viene escluso invece? Con la cessazione definitiva dello sconto in fattura e della cessione del credito, è possibile ottenere l’agevolazione solo attraverso la detrazione dell’Irpef. Di conseguenza, coloro che non versano l’Irpef sono esclusi dal beneficio, inclusi gli incapienti e chi paga un’imposta sostitutiva all’Irpef (contribuenti con partita IVA in regime forfettario). Questa detrazione, al 50%, al 65% o addirittura all’85%, rappresenta semplicemente una riduzione dell’Irpef da versare. Nel caso dei lavoratori dipendenti, che versano l’Irpef mensilmente in busta paga, ciò può tradursi in un rimborso l’anno successivo alla sostenuta spesa, a seguito della presentazione della dichiarazione dei redditi.
Come si potranno pagare i lavori del bonus? Per usufruire della detrazione, è essenziale che le spese siano pagate:
– attraverso bonifico bancario o postale per l’Ecobonus, nel caso di contribuenti privati. È fondamentale specificare la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il numero di partita IVA o il codice fiscale del soggetto destinatario del pagamento;
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