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Economia

Temu contro Shein: “Metodi mafiosi per eliminare la concorrenza”

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Giulia De Sanctis

Temu ha accusato l’azienda di fast fashion Shein di aver messo in atto varie azioni intimidatorie, fra l’imprigionamento dei commercianti

Mercoledì 13 dicembre l’azienda cinese di fast fashion Shein, da tempo contestata per il suo modello di produzione superveloce e i suoi prezzi bassi che, secondo varie inchieste, comporterebbero pratiche di sfruttamento dei lavoratori e un impatto ambientale insostenibile, è stata denunciata negli USA per condotta anticompetitiva.

A farle causa è stata Temu, altra piattaforma di e-commerce cinese che negli ultimi mesi ha cominciato a puntare sul mercato occidentale, a sua volta contando su prezzi bassissimi e pubblicità molto aggressive.

Secondo Temu, Shein utilizzerebbe tattiche aggressive e illegali, arrivando a “intimidazioni di stampo mafioso” nei confronti dei fornitori di Temu per limitarne la concorrenza.

L’azienda aveva già fatto causa a Shein per comportamento anticoncorrenziale a luglio, ma le parti avevano poi scelto di archiviare volontariamente il caso.

Temu vs Shein, chi la spunterà?

Ora Temu sostiene che il comportamento anticoncorrenziale di Shein sia diventato intollerabile, mentre Shein dice che la causa “è priva di fondamento”.

Bisogna fare una precisazione: Temu e Shein non sono, in teoria, concorrenti diretteShein vende esclusivamente prodotti legati al mondo dell’abbigliamento, accessori e trucchi, mentre il primo offre un catalogo vastissimo che include anche vestiti, ma soprattutto dispositivi tecnologici, mobili e prodotti per la casa.

Foto | Temu Italia https://www.temu.com/ – Informagiovanirieti.it

Entrambe sono però note per la loro comunicazione sui prezzi molto bassi e le pratiche commerciali estremamente aggressive, relative sia al modello di business ritenuto insostenibile dal punto di vista ambientale, sia per l’approccio alla raccolta e all’uso dei dati degli utenti.

Entrambe le aziende stanno godendo di grosso successo soprattutto negli Stati Uniti e in Europa negli ultimi mesi. In questo contesto, però, la competizione tra le due è diventata particolarmente forte.

Qualche settimana fa Shein aveva accusato la sua rivale di aver pagato vari influencer per denigrare la piattaforma e di aver creato account finti in cui cercava di indurre i consumatori a pensare che le due realtà fossero lo stesso marchio.

Secondo la causa intentata da dallo store cinese a luglio e poi accantonata, invece Shein “costringerebbe i produttori a firmare giuramenti di fedeltà, certificando che non faranno affari con Temu”.

Nel documento di 100 pagine che è stato depositato mercoledì presso il tribunale distrettuale di Washington dalla società madre di Temu, WhaleCo, che ha sede negli Stati Uniti, l’azienda fa una lunga lista dei comportamenti che Shein avrebbe adottato, “sovvertendo il processo legale statunitense per interrompere le operazioni di Temu e del suo prezioso brand”.

Temu ritiene che Shein abbia intensificato le proprie tattiche intimidatorie perché nel febbraio 2024 lo store cinese online lancerà una grande campagna pubblicitaria durante il Super Bowl, l’evento sportivo più seguito negli Stati Uniti, che “senza dubbio aumenterà il traffico verso l’app e il sito di Temu”.

Tra le varie cose, Temu dice che Shein avrebbe mentito sul fatto di detenere il brevetto o il copyright su prodotti in vendita e ha utilizzato tattiche coercitive per convincere i fornitori della sua rivale a interrompere i propri rapporti con l’azienda.

Sempre secondo Temu, alcuni dipendenti di Shein sarebbero arrivati a “imprigionare per molte ore” i fornitori loro collaboratori nei propri uffici. In un’intervista a CNN, un portavoce di dello store online ha detto che “le loro azioni erano troppo esagerate, non avevamo altra scelta che denunciarli”.

“Shein ha ingiustamente imprigionato i commercianti associati a Temu, confiscando i loro dispositivi elettronici e accedendo a informazioni proprietarie”, sostiene lo store online nel documento inviato al tribunale. “Le azioni di Shein sono una risposta al calo della sua valutazione dopo l’ingresso dello store cinese online nel mercato statunitense”.

La causa di Temu arriva in un momento piuttosto delicato per Shein: secondo alcune indiscrezioni pubblicate dai media statunitensi l’azienda, che è valutata 100 miliardi di dollari, l’anno prossimo potrebbe quotarsi a Wall Street, la borsa statunitense.

Infine, in numerose dichiarazioni pubbliche, Shein ha fatto di tutto per convincere il pubblico di essere una paladina dei diritti di proprietà intellettuale, ma secondo le accuse della rivale Temu si tratterebbe di una “farsa”: una vera e propria “frode”.

Ciliegina sulla torta, Shein avrebbe anche copiato il logo di Temu, causando confusione nel mercato.

E c’è di più: solo tra gennaio e ottobre 2023, circa il 63% delle richieste di rimozione del copyright ricevute da Temu, circa 33mila, provenivano da Shein. Solo il restante 37% proveniva da circa 2.200 altri titolari di diritti d’autore messi insieme.

In sintesi, si legge infine nel documento, “la condotta di Shein ha danneggiato e continua a danneggiare irreparabilmente Temu, i consumatori statunitensi, i laboriosi fornitori di moda ultraveloce e la proprietà intellettuale e il sistema giudiziario statunitense nel suo insieme”.

Giulia De Sanctis

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