La prima seduta della Corte è prevista il prossimo 18 gennaio: in quell’occasione si pronuncerà in via definitiva sull’accordo migranti
Brusca frenata sull’accordo Italia-Albania sui migranti: se a Roma il Governo ha tirato dritto nonostante le perplessità sui costi del memorandum siglato dai premier Giorgia Meloni ed Edi Rama, dall’altra parte dell’Adriatico sono sorte invece delle complicazioni.
La Corte costituzionale albanese infatti ha informato il Parlamento di Tirana di aver accettato di esaminare due ricorsi presentati dall’opposizione locale, con questa decisione che comporta l’automatico congelamento della ratifica dell’accordo sui migranti da parte dell’Albania.
In Albania la notizia del memorandum siglato da Rema e Meloni ha provocato una sorta di insurrezione parte dell’opposizione di centrodestra, con la Corte costituzionale albanese che adesso avrà tre mesi di tempo per esaminare i ricorsi presentati.
Lo stop al momento non è stato commentato da parte del governo italiano che ha scelto di non esprimere valutazioni in merito a una decisione tecnico-giuridica presa da un Paese terzo.
Il primo effetto però è un allungamento dei tempi per quanto riguarda la ratifica del memorandum da parte dell’Albania, mentre da in Italia il Consiglio dei ministri ha dato il proprio disco verde a inizio dicembre.
Lo scorso 6 novembre Giorgia Meloni ha dato notizia dell’accordo tra Italia e Albania in merito a una cooperazione sulla gestione dei migranti.
Il memorandum prevede la realizzazione oltre l’Adriatico di due strutture – a Shengjin e l’altra nelle vicinanze di Gjader – che stando a quanto riferito dal nostro governo potranno ospitare – a nostre spese – un massimo di 36.000 immigrati all’anno, ma i numeri potrebbero essere di molto inferiori.
Un mese più tardi a Roma il Consiglio dei ministri ha ratificato l’accordo che ora in tempi celeri dovrà essere approvato in via definitiva dalle due Camere.
In Albania invece la discussione parlamentare sarebbe dovuta iniziare oggi ma è stata stoppata dalla decisione della Corte costituzionale.
Il Partito Democratico in Albania e da altri 28 deputati schierati a fianco dell’ex premier di centrodestra Sali Berisha, hanno presentato due ricorsi in quanto il memorandum siglato con l’Italia porterebbe a una rinuncia della sovranità, con l’accordo che inoltre avrebbe la necessità di essere autorizzato anche dal presidente della Repubblica.
Nel ricorso si sostiene che l’intesa violi la Costituzione e le convenzioni internazionali alle quali l’Albania aderisce.
Essendo due ricorsi che vertono sulla legittimità dell’accordo e non sul merito, la Corte costituzionale li ha accolti e ora li esaminerà in seduta plenaria. La decisione dovrà essere presa entro marzo e l’accordo sarà da considerarsi sospeso fino a quando non arriverà la sentenza.
Il nostro governo ha fatto filtrare comunque dell’ottimismo in merito all’entrata in vigore dell’accordo, ma tutto dipenderà da quelli che saranno gli sviluppi in Albania dove l’opposizione di centrodestra da tempo ha annunciato le proverbiali barricate per impedire la ratifica dell’accordo sui migranti siglato con l’Italia.
La decisione dei giudici comporta che la ratifica parlamentare dell’accordo resti sospesa fino a quando la corte non si esprimerà con una sentenza.
La Corte costituzionale, dopo aver accolto i ricorsi, si riunirà per prendere una decisione il 18 gennaio alle 10.00.
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