Un ritorno a “casa” nel mondo dello sport suscita sempre grande commozione negli appassionati di tutto il mondo. Ecco quali sono stati i più sorprendenti
Lo sport è intriso di emozioni, memorie e la nostalgia dei bei tempi passati. Talvolta, sono ricordi troppo belli per essere cancellati, e solo rivivendoli si può sperare di recuperare la spensieratezza perduta. Sebbene vivere nel passato non sia salutare, come insegna il Grande Gatsby di memoria fitzgeraldiana, molti sportivi hanno cercato la felicità ritornando nel passato. Alcuni ritorni sono trionfali, ma più spesso sono solo suggestivi. Vediamo alcuni esempi di ritorni che hanno commosso il mondo dello sport.
Il “ritorno a casa” degli sportivi che più hanno affascinato il mondo
Tutti apprezzano una grande storia di ritorno a casa nel mondo dello sport. Che sia un atleta che esce torna dalla pensione per vincere un campionato, un underdog che risale la china per abbattere gli acerrimi rivali o qualcuno che torna da un grave infortunio, lo sport regala storie di ritorno di ogni genere. Non tutti gli atleti possono concludere la loro carriera al massimo, ma per coloro che ci riescono? Possono diventare delle icone. Alcuni di questi ritorni hanno ottenuto più successo di altri. Ma vediamo quali sono stati quelli più emozionanti.
Andriy Shevchenko al Milan. Con i rossoneri aveva conquistato tutto, senza di loro si era perduto. Il bacio alla maglia del Chelsea al debutto, seguito dall’oblio e dalla panchina con Josè Mourinho. Dopo due anni, le porte di Milanello si riaprono per l’ucraino, ma la sua nuova avventura è più discreta del numero 76 che portava in quella stagione.
Kimi Raikkonen alla Ferrari. Non particolarmente popolare, ma comunque l’ultimo Cavallino Rampante in grado di vincere il titolo mondiale. Dopo la parentesi con la Scuderia Ferrari, il pilota finlandese si dedica ad altre discipline, ma l’attrattiva della Formula 1 è insuperabile. Con la Lotus, ritrova stabilità e velocità, tanto da fare ritorno a Maranello. Un ritorno con alti e bassi, ma che ha sicuramente fatto emozionare tantissimi appassionati.
Paul Scholes al Manchester United. Il veterano Paul aveva tentato di appendere gli scarpini al chiodo. Tuttavia, come molti pensionati, ha avvertito la mancanza fisica di palla e campo. Quando Sir Alex lo ha richiamato, ha risposto prontamente, portando a casa ulteriori trofei e campionati. Un’icona immortale del calcio inglese.
Diego Milito al Racing Avellaneda. Al calcio di alto livello è approdato tardi, ma non ha mai dimenticato la promessa fatta da ragazzo: “Andrò anche in Europa, ma tornerò qui prima di smettere”. Ha mantenuto la parola, e nemmeno un legamento sbriciolato è riuscito a fermarlo. Se il ginocchio non ci è riuscito, immaginate cosa avrebbero potuto fare i difensori argentini.
Thierry Henry all’Arsenal. Il miglior giocatore nella storia dei Gunners. Questo da solo basta a evocare i sentimenti dei tifosi al suo rientro. Dopo l’esperienza al Barcellona, ma solo per pochi mesi prima dell’inizio della MLS. Abbastanza però per far sgorgare le lacrime, specialmente quando il pallone ha ricominciato a rotolare in porta.
Marcello Lippi alla Juventus. Il coach di Viareggio e la Signora sono anime troppo simili per funzionare da separate. Dopo aver vinto in simbiosi 3 scudetti, il primo cerca fortuna all’Inter, mentre l’altra tenta di consolarsi con Ancelotti. Va male a entrambi, ritornano insieme e ricominciano a trionfare.
LeBron James ai Cleveland Cavs. Una decisione – “Porterò il mio talento a South Beach” – un tradimento e la reazione, accompagnata da enormi falò di sue maglie da parte dei tifosi dal cuore infranto. Quattro lunghi anni, prima di un’altra grande decisione. Tornare in Ohio, tornare a casa. Come si svilupperà non è chiaro, intanto si trova di nuovo alle Finals NBA.
Kakà al Milan. Raramente si è instaurato un affetto così istintivo tra un giocatore e i suoi sostenitori. Apprezzato fin dal suo arrivo a Milano, il bravo Riccardino parte per Madrid tra le lacrime, come un figlio che cerca fortuna all’estero. Il Real non è il suo Milan, e dopo alcune stagioni malinconiche ritorna per l’ultima danza con il suo numero 22.
Valentino Rossi alla Yamaha. Finito. Antico. Dimesso. Ne hanno dette di tutti i toni a Valentino durante i 2 anni – difficili – passati in Ducati. Un amore mai sbocciato, niente a che vedere con la giapponese. Lì è stato un colpo di fulmine, con il bacio al primo appuntamento, a Welkom, Sud Africa. Si sono riuniti, e a giudicare da come sta andando questa stagione, non è affatto una minestra riscaldata.
Michael Jordan ai Chicago Bulls. “Basta Basket, vado a giocare a Baseball, come voleva mio papà“. Con queste parole, His Airness si congeda dai Bulls, dopo 3 anelli e un dominio assoluto sulla lega. Ecco, diciamo che con la sfera e la mazza se la cava decisamente meno bene, così, dopo due anni, arriva il clamoroso Ritorno. Altri 3 anelli si aggiungono alla collezione, e la leggenda diventa ancora più grande.
Peyton Manning al Super Bowl. Ancor prima che Peyton Manning vincesse un Super Bowl con gli Indianapolis Colts, era considerato uno dei migliori quarterback di tutti i tempi. Ciò che Manning ha aggiunto a quell’eredità dopo aver affrontato molteplici potenziali infortuni al collo che avrebbero posto fine alla carriera, gli ha riservato un posto di diritto all’interno della Hall of Fame. Manning ha saltato l’intera stagione 2011 a causa di infortuni al collo e di un intervento chirurgico di fusione spinale, che ha sostanzialmente posto fine alla sua carriera a Indianapolis. Dopo che Manning fu licenziato, firmò con i Denver Broncos per il suo ritorno e visse una delle stagioni più prolifiche nella storia della NFL. Durante la stagione 2013, Manning stabilì record con quasi 5.500 yard di passaggio e 55 touchdown. Per finire, ha guidato la squadra alla vittoria del Super Bowl nella stagione 2015-16. Manning sa sicuramente come concludere un ritorno in grande stile.
Michael Phelps alle Olimpiadi. Michael Phelps era già l’atleta olimpico più decorato di sempre quando decise di ritirarsi dopo le Olimpiadi estive del 2012 a Londra. Nonostante questo, ha comunque deciso di tornare in gioco un paio di anni dopo per prepararsi per i Giochi Olimpici del 2016 a Rio, cambiando il modo di allenarsi e mangiare per prepararsu al meglio a un’altra serie di vittorie. E vincere è proprio ciò che Phelps ha fatto per questo ritorno: ha portato a casa altre cinque medaglie d’oro e una d’argento per un totale di 28 medaglie nella sua prolifica carriera.