Da quando esistono i sindacati, gli scioperi hanno portato a grandi cambiamenti
Lo sciopero è l’arma per eccellenza dei lavoratori. Organizzati spesso dai sindacati, permettono di utilizzare il lavoro, o meglio la mancanza del lavoro, come strumento per migliorare retribuzione e condizioni lavorative. A volte però gli scioperi non cambiano soltanto il posto di lavoro, ma anche la società intera. Possono portare a cambi di intere leggi riguardanti i lavoratori, o oppure essere il primo passo verso la caduta di un regime.
Due scioperi del passato in Italia che hanno cambiato lo Stato
Gli scioperi più importanti della storia d’Italia sono probabilmente quelli antifascisti del 1943 e del 1944 nel Nord del Paese. Si trattò infatti delle prime e più ampie manifestazioni di dissenso contro il regime fascista, che aveva abolito il diritto di sciopero già nel 1925 e aveva espressamente proibito la pratica con il codice Rocco del 1930.
All’inizio di marzo del 1943 inizia a diffondersi nella FIAT di Torino la propaganda antifascista dei partiti clandestini. Partecipano in particolare il PCI, il PSI e il neo fondato Partito d’Azione di Ugo La Malfa. Il 5 marzo comincia il primo sciopero, il meno partecipato, ma nei giorni successivi la protesta contro l’aumento del costo della vita e la guerra si diffonde in tutto il Nord Italia. Il 15 marzo avviene la manifestazione principale, che secondo le fonti dell’epoca coinvolge 100.000 lavoratori.
L’anno successivo, a regime caduto e con l’Italia spaccata in due, con il Regno a sud che aiuta gli Alleati a risalire la penisola e la Repubblica Sociale a Nord, marionetta della Germania Nazista, si verificano gli scioperi più partecipati. In tutto oltre 200.000 persone protestano contro l’occupazione nazista.
Hitler ordinò di persona di far deportare 70.000 scioperanti per punirli per le manifestazioni, ma i tedeschi riuscirono ad arrestarsene solo 1.200. Almeno altri 70.000 operai abbandonarono il lavoro per entrare nelle file della resistenza. Circa un anno dopo, con l’insurrezione generale del 1945, l’Italia sarà definitivamente liberata.
Due scioperi esteri: i minatori inglesi e gli attori americani
A volte gli scioperi cambiano la società in modo profondo e si adattano ai cambiamenti della società allo stesso tempo. L’esempio più chiaro di questa tendenza sono gli scioperi dei minatori inglesi tra il 1984 e il 1985. La protesta cominciò quando, per tagliare la spela pubblica, la primo ministro britannica Margaret Thatcher annunciò la chiusura di una ventina di miniere di carbone.
L’intero sindacato proclamò lo sciopero generale che coinvolse per quasi un anno 165.000 persone. Vi furono diversi scontri e violenze e i minatori in sciopero ricevettero l’aiuto di economico di un’associazione LGBT londinese, la LGSM (Lesbians and Gays support the miners). Lo sciopero di fatto fallì, i sindacati giunsero a un accordo con il Governo, ma il sodalizio tra i minatori e LGSM portò a un cambiamento epocale nella storia del Partito Laburista e della sinistra britannica. Nel 1985 il Partito Laburista introdusse i diritti degli omosessuali nei propri obiettivi e al Gay Pride di quell’anno sfilarono numerosi proprio i sindacati dei minatori.
In ordine di tempo, l’ultimo grande sciopero è stato quello degli attori di Hollywood. Solo una minima parte di chi lavora nel cinema americano ha infatti contratti milionari. Buona parte degli attori guadagno relativamente poco e non hanno certezze sulla loro retribuzione. Buona parte degli introiti sicuri vengono dalle repliche dei film e delle serie in cui lavorano. Con l’avvento di internet però, le TV hanno smesso di mandare repliche e gli attori di guadagnare.
Per questa ragione, per oltre 4 mesi buona parte degli attori statunitensi si sono rifiutati di lavorare, contrattando una nuova retribuzione che coinvolgesse anche le piattaforme di streaming. Inoltre, volevano ottenere la difesa dall’intelligenza artificiale, che minaccia di sostituirli. Infine i sindacati hanno avuto successo, riflettendo quanto sia cambiato il mondo del cinema grazie alle rivoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni.