Le riserve auree rappresentano ancora oggi un “rifugio” fondamentale per tutti i Paesi del mondo. Ma quali sono le nazioni ad avere in numero maggiore? Ecco la risposta
Hai mai pensato a cosa siano le riserve auree e a quanto ammontino quelle d’Italia, del Vaticano e di altri Stati? Chiamate anche “riserve monetarie”, rappresentano la quantità di oro posseduta da una banca centrale. Nell’antichità, il valore del denaro dipendeva dalla quantità di metalli preziosi, e le riserve auree erano effettivamente moneta. Oggi l’oro serve principalmente a garantire il valore sottostante e come rifugio durante le crisi finanziarie o eventi geopolitici. Esploriamo la questione in dettaglio, analizzando le riserve auree d’Italia e di altri Paesi.
Riserve d’oro, la situazione italiana e degli altri Paesi del mondo
L’oro, custodito nei forzieri delle banche centrali, è tutto tranne che obsoleto. Nonostante i suoi svantaggi (mancanza di interessi, costi di custodia elevati, ingombro), la fiducia nella sua valutazione in ogni contesto lo mantiene di grande valore, specialmente durante periodi di incertezza. Secondo gli ultimi dati del World Gold Council, nel corso dei primi nove mesi dell’anno, le banche centrali hanno incrementato le loro riserve d’oro di 800 tonnellate, registrando un aumento del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Prima di approfondire le riserve auree d’Italia e di altri Paesi, è necessario chiarire i concetti e definire con precisione i termini utilizzati. Per comprendere il significato e la funzione delle riserve auree, dobbiamo brevemente esaminare la relazione tra oro e denaro. L’oro è stato storicamente utilizzato come unità di misura del valore e mezzo di pagamento grazie alle sue proprietà fisiche. La sua praticamente incorruttibilità, resistenza alla ruggine e all’ossidazione, insieme alla facilità di trasporto e conservazione, ne hanno fatto un bene prezioso. Questo ha portato al suo impiego nella coniazione delle monete, dove il loro valore era direttamente proporzionale alla quantità di oro impiegata.
Attualmente, le banche centrali non producono più monete d’oro, ma emettono banconote o monete realizzate con metalli meno preziosi, come nichel, rame o ottone. L’oro funge da collaterale per i depositanti e i possessori di banconote, garantendo che il denaro in circolazione abbia un valore corrispondente. Le riserve auree, incluse quelle d’Italia e di altri paesi, servono anche come forma di assicurazione nei prestiti internazionali.
Rappresentano una porzione della ricchezza nazionale non destinata a consumi o investimenti, bensì mantenuta come “riserva” di valore che stabilizza l’economia. Nel contesto italiano, le riserve auree contribuiscono a preservare la salute del sistema finanziario e dell’euro.
Nel primo semestre del 2023, la maggior parte degli acquisti proviene da quattro banche centrali: Cina, Polonia, Singapore e India. Le motivazioni dell’aumento della richiesta di oro da parte delle banche centrali possono variare. In generale, una banca centrale con consistenti riserve auree è considerata più capace di stabilizzare il valore della moneta nazionale in situazioni di emergenza, simile al ruolo delle riserve valutarie di pregio che, quando cedute sul mercato, sostengono il valore della moneta nazionale.
Ma qual è la classifica delle nazioni con più riserve d’oro?
La potenza economica di una nazione non è strettamente legata alla ricchezza delle riserve auree. Ad esempio, l’Italia, sebbene sia solo ottava nel Pil globale, occupa il terzo posto per le riserve auree della sua banca centrale, escludendo quelle del Fondo monetario internazionale, un’istituzione internazionale.
Nella recente classifica delle riserve auree, gli Stati Uniti mantengono la leadership, seguiti da Germania e Italia con notevole distacco.
L’Italia possiede 2.451,8 tonnellate di oro, il cui valore al 30 ottobre 2023 ammonta a 134,1 miliardi di euro.
Riguardo al tema, è interessante menzionare le riserve auree del Vaticano, di cui si vocifera siano di circa 60 tonnellate conservate nei suoi sotterranei. Sebbene questa cifra possa sembrare modesta confrontata con la classifica degli Stati con maggiori riserve auree, va considerato il contesto dimensionale del Vaticano. In proporzione, le riserve auree del Papa supererebbero, se davvero i numeri dovessero essere questi, quelle degli Stati Uniti.
In confronto alla ricchezza degli uomini più ricchi del mondo, le riserve auree italiane si piazzerebbero al quarto posto dopo Elon Musk, Bernard Arnauld e Jeff Bezos, secondo i dati Bloomberg aggiornati al 30 ottobre 2023.
Un altro paragone interessante: vendere un decimo delle riserve auree della Banca d’Italia potrebbe coprire quasi interamente i costi previsti per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina (valutati a 14,6 miliardi di euro nel recente Documento di Economia e Finanza del governo).
È notevole notare che alcuni Paesi con Pil più elevato dell’Italia hanno riserve auree significativamente inferiori. Ad esempio, il Giappone, con un Pil oltre il doppio di quello italiano nel 2021, possiede riserve auree poco più di un terzo di quelle della Banca d’Italia.
Un aspetto interessante sulle riserve auree è che non tutte sono fisicamente nel Paese “proprietario”. Circa il 55% dell’oro della Banca d’Italia è depositato in banche centrali di altri Paesi, come Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito, una scelta strategica per diversificare rischi e ridurre costi di trasporto, agevolando eventuali vendite all’estero.
Ma quale utilizzo e importanza ha l’oro per le banche centrali? Potrebbe apparire decisamente fuori dal tempo e bizzarro che, in un’era in cui il denaro inizia a essere immateriale, gli Stati si impegnino ancora nell’acquisire e accumulare oro. Cosa lo rende così speciale rispetto alle valute più affidabili come il dollaro, la sterlina, l’euro, lo yen o il franco svizzero? La Banca d’Italia, per chiarire ogni dubbio, ha deciso di rilasciare alcune risposte sul motivo per cui l’oro conserva ancora un valore significativo. “Le riserve auree mirano a rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e della moneta unica“, ha affermato Palazzo Koch, “questa funzione diventa ancora più cruciale in condizioni geopolitiche o situazioni economiche internazionali che potrebbero mettere a rischio i mercati finanziari, come in caso di crisi valutaria o finanziaria“.
“Le riserve auree sono parte delle riserve ufficiali in valuta estera dell’Italia e fungono da garanzia per la Banca d’Italia nel suo ruolo pubblico… L’oro non implica rischio di insolvenza poiché non è “emesso” da un’autorità (come un governo o una banca centrale)“, ha aggiunto Bankitalia, “Grazie alle caratteristiche e alle funzioni dell’oro, le banche centrali lo utilizzano per diversi scopi: lo acquistano e lo vendono per ragioni finanziarie o per regolare il livello delle riserve; lo depositano per generare reddito e lo utilizzano come collaterale per ottenere prestiti“.