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Lavoro

Secondo Bill Gates l’Intelligenza Artificiale accorcerà la settimana lavorativa

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Matteo Runchi

Bill Gates rassicura sul futuro dell’AI

Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale preoccupano molti lavoratori. La capacità dei computer di sostituire anche i mestieri creativi sembra rendere il futuro sempre più incerto per diverse persone. Alcuni esperti, tra cui il miliardario Bill Gates, però rassicurano. Potrebbe essere una rivoluzione che porta vantaggi anche alle persone comuni. Un esempio potrebbe essere un aumento della produttività tale da permettere di lavorare soltanto tre giorni a settimana.

AI e lavoro: vantaggi o svantaggi

Dall’inizio del 2023 il successo di ChatGPT ha fatto entrare nelle discussioni comuni l’Intelligenza artificiale. Una tecnologia che da anni sta cambiando il modo di lavorare in diversi settori ma di cui ora si sono accorti tutti. L’evoluzione legata soprattutto ai Large Language Models, come appunto GPT, potrebbe cambiare il modo di vedere alcuni mestieri che prima si pensava fossero spiccatamente umani. Le macchine potrebbero presto sostituire le persone anche nei lavori creativi, e in molti si chiedono se questo porterà ad una crisi nel mondo del lavoro.

I primi ad accorgersi di questo cambiamento sono stati gli illustratori. L’intelligenza artificiale generativa ha infatti permesso di creare immagini in pochi secondi partendo da semplici frasi dette prompt. Potenzialmente, questo potrebbe sostituire il lavoro di migliaia di artisti. Ma al momento non sembra che questa prospettiva sia imminente. Non solo l’AI non sembra ancora in grado, a meno che non la si sappia manipolare con estrema precisione, di rivaleggiare con il lavoro umano. Ma gli esempi gratuiti che si vedono online non sono altro che prove. Il costo di far funzionare questi modelli è enorme. La potenza di calcolo richiesta rimane troppo cara per sostituire efficacemente il lavoro degli artisti.

Il principale problema che gli illustratori avevano con l’AI non ruotava però attorno alla sostituzione. Le principali critiche riguardavano l’addestramento delle intelligenze artificiali. Molte infatti avevano utilizzato opere di artisti senza chiedere il permesso né tantomeno pagando i diritti d’autore. In questo modo avrebbero rubato immagini di proprietà altrui per creare un modello che avrebbe poi fatto concorrenza agli stessi illustratori che avevano creato l’immagine.

Unsplash @Emiliano Vittoriosi | informagiovanirieti.it

Anche i dati economici e le stime sembrano sostenere la tesi che l’intelligenza artificiale rappresenti più una possibilità che un rischio. Secondo molti analisti potrebbero essere circa 70 milioni in pochi decenni i posti di lavoro messi a rischio dai progressi dell’AI generativa. A questi però si contrapporrebbero ben 130 milioni di nuovi mestieri resi disponibili dalla stessa AI. Un guadagno netto quindi di ben 60 milioni di posti di lavoro a livello mondiale. Nessuna sostituzione insomma, ma quasi un raddoppio delle possibilità garantito da questa tecnologia.

Più lavoro significa anche più ricchezza. Si calcola che in pochi anni l’intelligenza artificiale potrebbe far crescere il prodotto interno lordo italiano del 18%. In termini assoluti si parla di 312 miliardi di euro di ricchezza prodotta in più ogni anno. Un aumento che si deve soprattutto alla maggiore produttività che gli strumenti di intelligenza artificiale metteranno a disposizione dei lavoratori e in generale della popolazione.

Tutti questi vantaggi però potranno essere ottenuti soltanto se si riusciranno a evitare i rischi. Di recente all’interno di una delle società più all’avanguardia in questo campo, OpenAI, si è verificato uno scontro al vertice sul tema. Il consiglio d’amministrazione ha prima licenziato e poi richiamato nel ruolo di CEO il fondatore Sam Altman. L’accusa era quella di aver mentito al CdA, ma dietro alla manovra secondo alcuni si nascondeva altro. I dirigenti, alcuni dei quali legati a un movimento scettico dell’AI, avrebbero temuto che i nuovi modelli di intelligenza che il team di Altman stava sviluppando avrebbero potuto mettere a rischio l’umanità. Il fondatore della società ha però prevalso, insieme alla sua visione sul futuro dell’AI.

Bill Gates: settimana lavorativa corta e AI

Una parte delle possibilità che l’AI aprirà e che questi dati ignorano è l’aumento della produttività. Invece di vedere l’intelligenza artificiale come un semplice rimpiazzo dei lavoratori, molti esperti stanno valutando come potrebbe essere implementata nel lavoro umano. L’aiuto di assistenti AI, in particolare quando le aziende potranno creare chatbot efficienti che si concentrino su un singolo scopo, potrebbe portare ad un aumento della velocità nello svolgimento di diversi compiti. All’operatore umano verrebbero lasciate solo alcune mansioni, mentre altre sarebbero parzialmente o completamente demandate all’assistente robotico.

Per questa ragione Bill Gates ha dichiarato che l’implementazione dell’AI potrebbe portare ad una settimana lavorativa di soli 3 giorni, contro l’attuale di 5. Secondo il miliardario fondatore di Microsoft, la prospettiva potrebbe essere quella di una società in cui buona parte, ma non tutti i bisogni degli umani sono soddisfatti dal lavoro delle macchine. In questo modo il lavoro diventerebbe, per la prima volta nella storia, una parte secondaria e non primaria della vita delle persone.

In ogni caso però, sempre secondo Bill Gates l’intelligenza artificiale generativa non porterà una rivoluzione epocale nell’economia. Secondo il miliardario i cambiamenti non saranno paragonabili a quelli di una nuova rivoluzione industriale. Non cambieranno insomma i paradigmi basilari che hanno caratterizzato gli ultimi due secoli di industria. Quello che muterà sarà invece la condizione delle persone. L’impatto, secondo il fondatore di Microsoft, sarà più simile a quello avuto dall’introduzione nella vita privata e lavorativa delle persone del personal computer. L’AI sarà quindi uno strumento utile, non un cambiamento epocale.

Già nel recente passato inoltre alcuni studi hanno dimostrato come una settimana da 5 giorni lavorativi non sia ottimale per la produttività, L’impegno dal lunedì al venerdì renderebbe meno di quello spalmato su soltanto 4 giorni. Alcune grandi aziende internazionali hanno provato a dare adito a queste tesi con risultati che per lo più le confermano. La settimana da 4 giorni lavorativi potrebbe essere già possibile, senza enormi implementazioni di intelligenza artificiale. In Italia la banca Intesa San Paolo ha già attuato una prova su larga scala di questo nuovo tipo di orario lavorativo.

Unsplash @Mojahid Mottakin |informagiovanirieti.it

L’AI insomma non sembra destinata a sostituire il lavoro dell’uomo. Funzionerà piuttosto come uno strumento in grado di aumentare la produttività. Aprirà la strada a nuovi mestieri, creando nuovi posti di lavoro in tutto il mondo. Potrebbe anche rendere possibile una settimana lavorativa da 3 giorni.

Matteo Runchi

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