La ministra per la Famiglia e le pari opportunità parla di “motivi ideologici” e bolla come “grave” la scelta di inserire “la questione palestinese” nella piattaforma della manifestazione del 25 novembre
Il giorno dopo la marea fucsia che il 25 novembre ha inondato la capitale per dire no alla violenza sulle donne, è l’ora delle polemiche e dei distinguo. A far discutere in particolare le bandiere palestinesi, poche, comparse al corteo organizzato da Non una di meno e le tensioni registrate davanti alla sede di Pro Vita & Famiglia, dove è stata trovata anche una bottiglia molotov.
Secondo la ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella, quella di sabato è stata “una occasione sprecata per motivi ideologici” mentre “poteva essere una grande occasione”. L’esponente di Fratelli d’Italia definisce “grave” la scelta da parte delle promotrici di inserire “la questione palestinese” nella piattaforma programmatica della manifestazione perché, dice, “la mobilitazione delle donne non deve essere inquinata da ideologia e troppa partigianeria politica”.
Parole a cui ha replicato il Partito democratico per bocca del responsabile Cultura Sandro Rutolo. “A Roccella dico: non sporcare quanto è avvenuto ieri con una polemica così bassa. Purtroppo, le sue parole confermano che questa classe dirigente al governo non è all’altezza. C’è stata una mobilitazione in tutta Italia, piazze invase, pacifiche, per dire no alla violenza sulle donne. Anche io ero a Roma. Non ce lo meritiamo un governo così”.
Assalto alla sede Pro-vita
Ad alimentare le polemiche è stato l’assalto alla sede di Pro Vita e Famiglia a Roma, dove la Digos ha rinvenuto una bottiglia con polvere pirica. Un blitz messo a segno da circa duecento manifestanti che si sono staccati dalla coda del corteo. Alcuni erano a volto coperto. La facciata della sede di viale Manzoni è stata imbrattata con varie scritte, da “Salviamo l’aborto libero” a “Bruciamo i pro vita”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha subito condannato l’episodio. “No non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di violenza e intimidazione come quelli avvenuti sabato”, ha scritto sui social. “La violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee? È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara”, ha aggiunto sollecitando Pd, M5s e Cgil a esprime ”solidarietà” nei confronti dell’organizzazione anti abortista.
Condanna che non è tardata ad arrivare dall’opposizione, che però ha ha messo in guardia dalle strumentalizzazioni. seppur con paletti e distinguo. A cominciare dal leader pentastellato Giuseppe Conte: “Io condanno insieme a tutto il Movimento Cinque Stelle sempre gli atti di violenza, ci troveranno sempre contro. Però non vorrei che questo fosse anche un modo per sminuire una grande mobilitazione, una grande risposta a favore del riscatto delle donne, della massima libertà contro ogni sopraffazione, arbitrio, ogni sopruso”.
Sulla stessa linea il Partito Democratico. “L’assalto alla sede di Pro Vita è da condannare senza se e senza ma, come ogni atto di violenza. Le posizioni di Pro Vita sono quanto di più distante dalle idee del movimento femminile e femminista, ma il rispetto delle parti è la precondizione del vivere civile. Detto questo, è sbagliato utilizzare tali argomenti per tentare di sminuire la portata di quella piazza, alla quale hanno partecipato centinaia di migliaia di persone di tutte le età”, ha commentato la senatrice dem di Valeria Valente. “È evidente il tentativo della destra e di Meloni di parlare d’altro, anche rispetto alla Manovra che per esempio punisce le donne”, aggiunge a proposito delle misure contenute nella legge di Bilancio.
Polemiche per la piattaforma di Non una di meno
Già alla vigilia del 25 novembre, c’era stato spazio per le polemiche e le prese di distanza rispetto al documento di Non Una di Meno. Polemiche che hanno tenuto lontani dalla manifestazione contro la violenza sulle donne alcuni leader di partito ma non la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. “Una partecipazione straordinaria qui e in tutta Italia è segno che il paese vuole fare un passo avanti nel contrasto alla violenza sulle donne. Tante generazioni insieme contro la violenza di genere in tutte le sue forme. Tante le ragioni per essere qui. È ora di dire basta. Indignazione e rabbia non bastano, vogliamo fermare questa mattanza”, ha commentato dal Circo Massimo a Roma.
Ma cosa contiene la piattaforma? Il documento è ampio e travalica il tema del corteo – la violenza di genere – per includere temi che spaziano dal reddito di cittadinanza al ponte sullo Stretto fino appunto alla Palestina libera. “Lo Stato Italiano deve smetterla di essere complice di genocidi in tutto il mondo e schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo palestinese“. Le promotrici chiedono quindi “un chiaro posizionamento in favore del popolo palestinese e della sua liberazione e una visione antimilitarista che ci permetta di evidenziare come i conflitti armati siano l’espressione più terribile della violenza patriarcale”.
Il primo a dare forfait in aperta polemica con Non una dimeno è stato il segretario di Azione Carlo Calenda. “Decine di migliaia di persone, tra cui tutta la mia famiglia dai nonni ai bambini, si preparavano ad andare a una manifestazione che credevano organizzata per ragioni diverse. Strumentalizzare così un grande moto spontaneo di solidarietà e vicinanza alla causa femminista, non è giusto e non è corretto“. E aggiunge: “Questa non è la piattaforma di una manifestazione contro la violenza sulle donne e per una società meno maschilista e più equa. Questa è la piattaforma di un collettivo di estrema sinistra antisraeliano e filo Hamas (notoriamente sostenitore dei diritti delle donne)“.
Critico anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi: “È una vergogna che in quel documento di piattaforma programmatica abbiano parlato di colonizzazione di Israele che reprime le donne palestinesi. Se c’è qualcuno che ha violentato, stuprato, distrutto la vita di donne israeliane e palestinesi sono i macellai terroristi di Hamas che debbono essere condannati senza se e senza ma”.