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YouPol, come funziona l’app della Polizia di Stato per il contrasto alla violenza di genere e non solo

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Gianluca Pirovano

Come funziona YouPol, l’app della Polizia di Stato lanciata nel 2017? Ecco tutti i dettagli su come utilizzarla e sulle sue funzionalità.

Contro la violenza, di qualsiasi genere, serve che ognuno faccia la propria parte. Non sempre, però, le persone coinvolte, ma anche quelle che semplicemente ne sono a conoscenza, riescono a fare il passo in avanti decisivo per denunciare. A frenarle sono diversi fattori: dalla paura alla scarsa fiducia nei confronti della giustizia fino alla scarsa conoscenza delle possibilità che vengono fornite a chi ha bisogno d’aiuto. Negli anni lo Stato ha provato a lavorare per superare questo limite e ha dato vita a diverse iniziative. Tra questo, nel 2017 è nata un’applicazione, YouPol, che è pensata proprio per casi in cui la persona vittima di violenza fatica ad esporsi. Casi che molto spesso riguardano persone giovani. Anche per questo, l’utilizzo di un’app rende l’azione più immediata.

YouPol, come funziona l’app della Polizia

È la stessa Polizia di Stato a spiegare si cosa si tratti. “L’app YouPol, realizzata dalla Polizia di Stato, è uno strumento gratuito e disponibile per tutti, semplice e sicuro, che può essere utile per contrastare la violenza di genere. Permette di inviare segnalazioni, anche in forma anonima, con la possibilità di allegare video, audio, immagini e testo“, si legge sul sito della Polizia di Stato. L’app, recentemente rinnovata nella veste grafica e nella tecnologia, permette all’operatore di Polizia di aprire una chat sulla quale è possibile scambiarsi, in tempo reale, messaggi e file multimediali, come normalmente accade in un’applicazione di messaggistica istantanea. Inoltre, la nuova funzionalità di geolocalizzazione permette di capire la posizione del segnalante, oltre a visualizzare su una mappa l’ufficio di Polizia più vicino.

Immagine | Polizia di Stato – Informagiovanirieti.it

L’applicazione era inizialmente nata per contrastare soprattutto i problemi di bullismo, ma è poi diventata strumento utile anche nella lotta alla violenza di genere. Un tema che è tornato più che mai caldo nel nostro Paese, dopo quando accaduto a Giulia Cecchettin, giovane studentessa uccisa dall’ex fidanzato. Soltanto l’ultimo esempio di violenza contro le donne. Per questo motivo, l’app offre anche la possibilità di nascondere l’attività svolta sul cellulare. Questo garantisce a chi la utilizza per fare segnalazioni di evitare che qualcuno, una volta preso in possesso l’altrui cellulare, possa scoprirla e aggredire la persona che ha deciso di denunciare.

Il cuore della questione – disse il giorno della presentazione l’allora ministro Minnitiè che denunciando questi atti di violenza, non stiamo rompendo nessun patto d’onore, ma stiamo facendo l’opposto: stiamo aiutando una persona in difficoltà che sta subendo violenza e che potrebbe rimanere segnata da questa esperienza e, dall’altro lato, stiamo anche aiutando chi la commette ad abbandonare questi atteggiamenti che a loro volta lo possono segnare e condizionare nella sua vita da adulto. Non vogliamo ragazzi eroi, ma persone che pensano di fare del bene a loro stessi denunciando simili atti di violenza. Perché la felicità di ciascuno di voi non può essere mai determinata dalla infelicità di chi vi sta accanto“. Parole che ancora oggi risultano attuali e che testimoniano l’importanza di YouPol.

Gianluca Pirovano

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